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Couperose: quel rossore che non se ne va…


Il termine couperose (copparosa) indica una condizione di arrossamento intenso e cronico di guance e ali del naso, con venuzze gonfie e sfibrate ben evidenti.
Le pelli particolarmente sensibili presentano questa manifestazione con una certa frequenza. Tra i fattori di reattività, tipo di pelle, soprattutto secca, fototipo, in particolare chiaro, fragilità psicologiche, ormonali o patologie dermatologiche, come dermatite seborroica o atopica, ictiosi, rosacea. Poi, agenti esterni come sbalzi di temperatura, alcol, tè e caffè, acque “dure” (con elevate concentrazioni di calcio e magnesio), ingredienti irritanti, come tensioattivi aggressivi, retinoidi, acido lattico o alfaidrossiacidi.
La couperose, infatti, è l’evoluzione di uno stato ripetuto di infiammazione della pelle, dovuta a uno stimolo esterno o interno che, con il passare del tempo e il ripetersi degli episodi, da stato transitorio si trasforma in una condizione stabile e cronica. Di fatto non è una vera e propria malattia dermatologica, semmai la manifestazione sintomatica di una patologia più vasta, l’acne rosacea, di cui, fortunatamente, non sempre rappresenta l’esordio.

Il fenomeno: capillari, venuzze, rossori
Alla base dell’inestetismo, uno stato ripetuto d’infiammazione. Che, in soggetti con fragilità capillare, costituzionale o acquisita, sotto l’azione di stimoli esterni o interni, può trasformarsi in condizione stabile e cronica. I capillari presenti nel derma, a causa della persistente congestione della pelle e della progressiva perdita di elasticità dei tessuti, possono dilatarsi in modo permanente e diventare visibili. La couperose si manifesta con la comparsa di teleangectasie sulla pelle del viso, prevalentemente nella zona delle guance, degli zigomi e del naso.
La superficializzazione dei piccoli capillari è generalmente preceduta da una fase di eritrosi della pelle, che appare più calda, arrossata e con i pori dilatati. Il motivo di questa manifestazione è la vasodilatazione superficiale alterata, che può essere a sua volta scatenata da innumerevoli fattori.

Le cause: DNA, ambiente, psiche…
La componente famigliare, ossia la predisposizione genetica alla fragilità capillare e all’alterazione del microcircolo cutaneo, è indubbiamente frequente, ma non indispensabile, in quanto influiscono anche vari fattori ambientali, tra cui bruschi sbalzi di temperatura e raggi infrarossi. La tendenza ad arrossire facilmente è dovuta altresì a fattori interni, in presenza di stati emotivi come eccitazione, ansia, paura, o di alcuni stimoli fisiologici, come la digestione o il consumo di cibi piccanti e bevande alcoliche. La vasodilatazione delle zone interessate, se ripetuta, tende a diventare cronica. Con passare del tempo i capillari non reggono più a queste continue sollecitazioni e si sfiancano, portando alla formazione delle teleangectasie.

La cura: stile di vita e laser
Tra i rimedi, giova uno stile di vita equilibrato, con un’alimentazione corretta e un’integrazione di vitamina C e P che proteggono i capillari. Poi è utile adottare cosmetici specifici, decongestionanti e antiarrossamento, con bisabololo e azulene, estratti di calendula e malva, e proteggere la pelle da radiazioni solari, brusche variazioni di temperatura, vento e umidità. Va detto, però, che la couperose non può essere eliminata definitivamente con i cosmetici, che comunque servono a evitarne il peggioramento. Gli esiti, invece, si possono trattare con il laser, meglio della diatermocoagulazione (elettrocoagulazione), in quanto può lasciare cicatrici. Il Lux G di Palomar, in particolare, elimina i capillari in poche sedute, lasciando solo un lieve rossore per un paio di giorni. Per fare il trattamento, serve avere la pelle non abbronzata e non aver assunto nei giorni immediatamente precedenti anticoagulanti e fotosensibilizzanti.