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Senza più macchie, con peeling e alte tecnologie


Senza più macchie, con peeling e alte tecnologie
Le macchie della pelle, dovute ad accumulo di melanina, il pigmento prodotto dai melanociti, non sono tutte uguali. Le efelidi, ad esempio, sono causate da un processo di ossidazione scatenato dai raggi UVA. Sensibili al sole, in estate diventano più scure e grandi mentre d’inverno si rimpiccioliscono, diminuendo di numero e schiarendosi. Le lentiggini, invece, sono piccoli accumuli di melanina che, anziché stendersi uniformemente nell’epidermide, si raccoglie in macchioline. Il melasma, poi, è una delle dermatosi più diffuse, generalmente correlata all’assunzione di terapie ormonali (come la pillola o la sostitutiva) soprattutto a forte concentrazione di progestinici. In questi casi, il rischio di pigmentazione al volto è sicuramente incrementato dall’esposizione solare, specialmente per i fototipi scuri. La strategia depigmentante si articola in diversi processi. A partire dalla riduzione dell’azione stimolante la melanogenesi, mediante filtri e schermi solari. Poi serve rimuovere la melanina preesistente, incentivando il turnover cellulare epidermico e l’esfoliazione delle cellule cornee contenenti granuli di melanina già formata. Infine è necessario ridurre la biosintesi di nuovo pigmento, attraverso l’inibizione dell’enzima tirosinasi, molecola proteica coinvolta nella trasformazione della tirosina in melanina.

Il parere dell’esperto
“Ogni terapia anti macchie, comunque, deve tener presente la profondità del pigmento. La scelta dello strumento terapeutico è legato al tipo di discromia, superficiale o profonda”, spiega Magda Belmontesi, dermatologa. “Il problema estetico di efelidi e lentiggini migliora con l’applicazione di filtri solari, creme schiarenti e peeling leggeri. Anche il melasma si può attenuare temporaneamente con il ricorso ai peeling, ma effetti più duraturi si ottengono con i laser dermatologici. Tuttavia, un’efficace strategia anti-macchie non può prescindere dall’utilizzo quotidiano di una protezione solare UVA-UVB con fattore estremo (50), da applicare quotidianamente, e al sole da riapplicare ogni 2-3 ore, e dall’astensione di utilizzo di lampade artificiali UVA. In più, è necessario bloccare l’azione radicalica degli ultravioletti lunghi (UVA) che arrivano al cuore dei melanociti alterandone la funzionalità. Per questo è ideale una sinergia di attivi antiossidanti, in particolare acido ascorbico, ferulico e floretina, da applicare prima della protezione solare. Quando il danno è fatto, la moderna cosmetologia mette a disposizione attivi come acido cogico, emblica ed esfolianti, quali acido glicolico e aminosulfonico, che dimostrano un’efficacia pari all’idrochinone, molecola fin d’ora di riferimento nel trattamento delle discromie, che tuttavia danneggia irreparabilmente il melanocita, azzerando altresì la sua azione difensiva, quindi positiva, nella pelle”.

Laser & CO
Iniziamo dai peeling, solitamente a base di acido tricloracetico a bassa concentrazione o acido glicolico, che sono efficaci sulle discromie, in quanto producono un’esfoliazione che favorisce la penetrazione delle sostanze schiarenti e la degradazione dei cheratinociti, anche se aumentano la sensibilità alle radiazioni solari. Sconsigliati, invece, i peeling aggressivi, come pure la dermoabrasione in quanto, soprattutto nei fototipi scuri, creano iperpigmentazioni postinfiammatorie. Su efelidi e lentigo solari è efficace il laser q-switched: i suoi impulsi colpiscono selettivamente il melanosoma, l’organulo cellulare contenente la melanina, determinando una reazione fotomeccanica che permette la frammentazione del pigmento, quindi la sua eliminazione per via transepidermica. Su macchie poco profonde è utile anche la luce pulsata, un’apparecchiatura che emana un particolare fascio luminoso, che tra l’altro stimola la produzione di collagene e il ricambio cellulare. Secondo recenti ricerche il melasma rappresenterebbe una sorta di invecchiamento cutaneo, su cui sarebbe possibile intervenire con il laser frazionato non ablativo. La nuova metodica favorirebbe una maggiore penetrazione delle sostanze schiarenti, creando canali tramite cui avverrebbe la eliminazione della melanina in eccesso.