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L’altra metà dell’arcobaleno…

L’altra metà dell’arcobaleno…
Oggi, anche i più incalliti adoratori del sole riconoscono la necessità di una protezione dai raggi UV adeguata. Sappiamo, infatti, che un’esposizione prolungata ‘lascia il segno’ sulla superficie della pelle e ne influenza, nel profondo, l’integrità funzionale, come tra l’altro testimoniano le modificazioni dell’efficacia del sistema immunitario. Ragioni che motivano l’evoluzione dei prodotti solari, oggi sempre più poli-funzionali. In una parola, ad ampio spettro, ossia adatti a proteggere da tutte le lunghezze della radiazione ultravioletta. UVB e UVA, certo, ma anche IR, i raggi infrarossi su cui si sta concentrando l’attenzione della comunità scientifica…

Diciamocelo, il sole è piacevole…
E fa anche bene. Ma i benefici dipendono dalla dose. I dermatologi sono ormai concordi: esposizioni moderate sono in grado di causare un effetto stimolante, incentivando la produzione di vitamina D, che si somma al risultato positivo sui sistema immunitario. Effetti che, peraltro, potrebbero spiegare una minore incidenza di tumori, non solo della cute ma anche degli organi interni. Diverso è per un’intensa esposizione, che causa un importante e rapido abbassamento delle difese immunitarie, come ben sa chi sviluppa una recidiva di herpes, ad esempio dopo una giornata ‘full immersion’ sul mare o sulla neve.

Il parere dell’esperto
I danni di UVB e UVA, ormai li conosciamo: dall’eritema alle scottature, al melanoma per i primi, dal foto-invecchiamento al sospetto della generazione di neoplasie per i secondi.
Quello che, invece, non si conosceva, erano gli effetti degli infrarossi, che penetrano nella pelle più in profondità degli UVB e persino degli UVA, notoriamente i raggi a “lunga gittata”.
“Gli infrarossi (IR) – spiega Magda Belmontesi, dermatologa - che rappresentano il 54% del totale dell’energia solare, hanno diverse lunghezze d’onda. Gli IRA, ossia quelli più lunghi, il 30% degli IR totali, attraversano tutto lo spessore della pelle. Nel derma il 65% dell’energia prodotta degli IRA provoca la formazione di radicali liberi. Le lunghezze d’onda degli IRA colpiscono principalmente specifici cromofori e fibroblasti dermici, essenziali per l’integrità strutturale e l’elasticità cutanea”.
È altrettanto vero, però, che gli IR hanno effetti benefici, sfruttati in campo dermatologico e medico estetico. “È il caso delle apparecchiature Led e dei laser frazionati, che trattano la lassità cutanea, grazie alla loro capacità di stimolare la produzione di nuovo collagene. Gli infrarossi generati dal sole, invece, danneggiano i fibroblasti, incrementano l’infiammazione silente della pelle, quindi promuovendo l’invecchiamento, fino a produrre mutazioni genetiche che possono portare alla comparsa di carcinomi cutanei. Ad oggi filtri che schermano gli IR non esistono. Per preservare la pelle, si può bloccare l’azione dei radicali liberi prodotti. Tra l’altro, le protezioni solari riescono a bloccare fino al 96% dei raggi UV, ma solo il 55% dei radicali liberi prodotti dagli ultravioletti. Da qui l’importanza di associare molecole antiossidanti, in grado di potenziare fino a 8 volte l’azione protettrice degli schermi solari da UV”.

Protezione ad ampio spettro
Oltre alla ‘protezione cellulare’ offerta dagli antiossidanti, la cui applicazione topica  protegge contro le mutazioni che possono indurre dal photoaging al cancro cutaneo, due nomi su tutti, l’acido ferulico e la floretina, nel panorama cosmetico emergono schermi solari di ultima generazione, per una protezione solare ad ampio spettro.
Ne è un esempio Advanced UV Defence SPF 30 di Skinceutical. Al suo interno due attivi cardine.
La menta piperita, che inibisce in misura significativa (fino al 42,9%) la pigmentazione causata dal CGRP (peptide correlato al gene della calcitonina), secreto dalle terminazioni nervose quando sottoposte a stress esterni, come raggi UV e inquinamento, o a stimoli interni (noradrenalina). Il fattore di crescita, diffondendosi tra i cheratinociti, può indurre la liberazione di mediatori che attivano la tirosinasi, enzima che trasforma la tirosina in melanina.
Altro attivo importante, l’estratto di mais che, grazie ai suoi peptidi e glucidi, aumenta la velocità di differenziazione dei cheratinociti, i quali possono quindi adempiere alla loro funzione specifica di protezione del tessuto cutaneo con maggiore rapidità.
In più, l’estratto di mais potenzia la produzione di energia, incrementando il metabolismo cutaneo e la velocità degli scambi. Così, la cellula incorpora i nutrienti di cui necessita con maggiore rapidità e scarica i suoi rifiuti metabolici con maggiore efficacia, ottimizzando la difesa contro gli agenti inquinanti, come i metalli pesanti.