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Ana, perché mi tratti così?

Ana, perché mi tratti così?
Blog, forum, chat, community pro-Ana (anoressia) o pro-Mia (bulimia) sono luoghi virtuali in cui si rendono innocui e trasgressivi disturbi alimentari, in realtà gravi e invalidanti, trattandoli come semi-divinità o, familiarmente, amiche.
Una moda d’oltre oceano che lentamente ha contagiato anche l’Europa. La statistica conferma un considerevole incremento negli ultimi anni. Secondo i dati dalla letteratura, il numero di nuovi casi nella popolazione è di 8 casi per cento mila soggetti in un anno.
I disturbi del comportamento alimentare colpiscono soprattutto gli adolescenti, anche se negli ultimi tempi si stanno sempre più registrando casi negli adulti.
L’anoressia, in particolare, sembra essere un disturbo in prevalenza femminile, con circa il 90% dei casi riscontrati tra le donne.
I maschi, invece, sono di più colpiti da un altro tipo di problema, la dismorfia muscolare, in cui l’ideale è apparire il più muscolosi possibile. Un disturbo comunque correlabile all’anoressia, in quanto i livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso del corpo.
Così si comincia a controllare ostinatamente l’ago della bilancia. O a svuotare freneticamente il frigorifero, al riparo da occhi indiscreti.
E così, subdolamente, s’insinua la malattia. Per molti mesi tali comportamenti possono essere mascherati a un occhio poco attento, apparendo come tentativi di mantenere la linea o mezzi per sfogare le proprie frustrazioni.
Goffi escamotage per mascherare una rabbia profonda: quella di non essere perfetti. Adeguati. Quindi amabili. 

L’esperto risponde
Negli ultimi anni la ricerca medica ha approfondito il legame tra disturbi dell’alimentazione e diverse manifestazioni cutanee comuni nei soggetti che soffrono di anoressia e bulimia nervosa.
“Con queste malattie la salute della pelle è condizionata  da una serie di manifestazioni, di norma attribuibili a cause prioritarie. Innanzitutto il digiuno, il vomito auto-indotto e l’abuso di lassativi e diuretici, che inevitabilmente portano a malnutrizione e disidratazione, anche gravi, nonché patologie psichiatriche concomitanti. Come ad esempio comportamenti autolesionistici (ustioni, tagli, calli da frizione) che lasciano un segno sulla pelle, oppure dermatiti irritative provocate da lavaggi compulsivi, o ancora trichotillomania, l'abitudine, spesso accompagnata dall'urgenza, di tirarsi le ciocche di capelli e persino le ciglia”, spiega Magda Belmontesi, dermatologa.
“La pelle è uno specchio di molti segni considerati ‘guida’, per sospettare la presenza di un disturbo alimentare non ancora diagnosticato. Un indice di massa corporea (il rapporto tra peso corporeo e altezza) uguale o inferiore a 16 è considerato il valore critico per la comparsa di segni cutanei, tra cui la crescita di peluria acquisita, la perdita di capelli diffusa, la sensazione corporea di freddo o l’alterazione delle mucose. Manifestazioni che comunque si risolvono con l’aumento di peso.
Con la malnutrizione la pelle diventa secca, disidratata, pallida, assumendo un tono giallastro, in contrasto con l’aria pulita e curata della paziente, i capelli diventano radi e opachi.
Mani e piedi assumono un coloro giallognolo  (carotedenodermia), dovuto  all’ingestione di un eccesso di caroteni, contenuti in vegetali a basso contenuto calorico, come carote, pomodori e zucca. Le alterazioni delle unghie dovute alla malnutrizione possono complicarsi con l’onicofagia (compulsione a mangiarsi le unghie). Tipiche anche cicatrici, erosioni e callosità sul dorso delle mani, provocate dalla loro introduzione in profondità nella bocca per indurre il vomito. 
“In questi casi, durante la visita, è importante che il dermatologo instauri un buon dialogo. Un’idonea empatia che permetta alla paziente di sentirsi riconosciuta e aiutata. Soprattutto a prendersi cura della propria pelle, imparando a migliorare il proprio aspetto esteriore. E, così, ad amarsi di più”.