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 Ritocchino? Solo se “su misura” 



 Una recente ricerca condotta in Italia da AstraRicerche per conto di Allergan (azienda farmaceutica impegnata in vari campi della medicina), emerge che le donne italiane ancora associano i trattamenti con filler dermici a un aspetto innaturale e artefatto. La percezione, però, perde decisamente forza quando le intervistate sono poste di fronte a casi reali di donne che si sono sottoposte a un trattamento di medicina estetica con filler a base di acido ialuronico.

 

Provare per credere: l’esperienza vince i falsi miti

Nell’ambito della campagna internazionale #questasonoio, a un campione di oltre 800 donne tra 35 e 60 anni sono state mostrate le fotografie di 17 donne di diversa nazionalità, 8 sottoposte al trattamento con filler dermici e 9 mai trattate, chiedendo alle intervistate d’indicare per ciascuna se avesse o no effettuato il trattamento. Poi sono state loro mostrate le foto affiancate pre-post trattamento di 4 donne italiane effettivamente trattate. Dai risultati emergono 3 considerazioni importanti.  

 

·               La prima è che di fronte alle foto di donne trattate e non, il campione intervistato non è stato in grado di individuare chi si fosse sottoposta a filler e chi no

·               La seconda è che il confronto tra il ‘prima’ e il ‘dopo’ trattamento determina un mutamento di pensiero dell’intero campione rispetto all’immagine percepita dei filler. In particolare, l’idea di un trattamento che ‘ripristina la freschezza, la bellezza dei propri tratti senza alterarli conferendo un aspetto molto naturale’ è sostenuta dal 70,2% delle donne intervistate e la condivisione di tale affermazione cresce di oltre 25 punti percentuali rispetto al dato pre-trattamento.

·               La terza concerne il calo della percentuale delle intervistate convinte che il trattamento sia ‘per persone vanesie e superficiali interessate solo all’aspetto fisico’ (dal 42,8% al 27,3%) piuttosto che ‘risponde a esigenze che hanno solo le celebrità o chi lavora nel mondo dello spettacolo’ (dal 42,4% al 25,2%) oppure ‘riporta troppo indietro nel tempo, troppo lontani dalla propria età anagrafica’ (dal 34,2% al 15,2%). 

 

 

 

Naturalezza, prima di tutto

Nella ricerca di trattamenti antietà efficaci le donne pongono l’accento sul desiderio di avere un aspetto nel quale riconoscersi, gestendo gli effetti del tempo sul viso, compatibilmente con la propria età

Insomma nessuna corsa al ringiovanimento eccessivo: le donne desiderano semplicemente non subire passivamente gli effetti dell’invecchiamento sul viso, il cui aspetto è considerato da quasi il 70% fondamentale per stare bene con se stesse.

Il 34,2% desidera diminuire i segni dell’età, il 32,6% vuole prevenirli, il 29% vuole maturare bene. Tra le maggiori preoccupazioni la perdita di tono (45,3%) e avere un aspetto che non corrisponde a come davvero ci si sente (43%). 

 

“Credo che questo cambiamento di opinione sia la naturale conseguenza di quello che le intervistate hanno visto: gli effetti del trattamento sono il frutto di un  approccio conservativo, rispettoso dell’armonia di ciascun volto, che ha tenuto conto dell’espressività originale – commenta Maurizio Cavallini, medico chirurgo specialista in chirurgia plastica. “Il trattamento deve essere personalizzato a seconda delle reali necessità: la combinazione dei trattamenti migliore è determinata dalle caratteristiche individuali e dalle zone che mostrano dei bisogni relativi alla perdita di volume, l’irregolarità della superficie, il tono e la grana della pelle”.

 

 

L’estetica cambia prospettiva

“Il medico deve avere un’azione educativa, senza lasciarsi prendere dalla fretta di trattare la ruga se il resto della pelle non è ottimale. Si deve prima curare la qualità della pelle e poi migliorare l’estetica del viso”, sostiene Magda Belmontesi, dermatologa, docente Master Medicina Estetica II livello Università degli Studi Pavia. “Dopo la diagnosi estetica e l’individuazione delle priorità da trattare, si pianifica il protocollo di trattamento, con la prescrizione domiciliare quotidiana di cosmetici e nutraceutici (se necessari), prima e dopo un trattamento medico”.

 

Cosmesi, medicina e chirurgia si integrano per un fine comune: il benessere della persona. “Si deve valutare l’anamnesi patologica come quella estetica, visto che oggi è difficile trovare un paziente vergine da un punto di vista estetico, come pure lo stile di vita”, continua Belmontesi. 

 

“Ciò permette di creare un protocollo personalizzato, ad esempio un peeling per migliorare la qualità della pelle, una biostimolazione con Skinbooster, per idratare e dare compattezza e, qualora ci sia la necessità, un filler o la tossina botulinica. Così facendo il miglioramento è graduale, il risultato naturale, e l’effetto più stimolante della cura, rispetto alla correzione che è un gesto più passivo, fa sì che quando si arriva alla correzione questa diventa meno drastica, con una ridotta necessità di prodotto, quindi un risparmio di denaro. Tutto ciò non esclude la chirurgia, perché una pelle più elastica e tonica reagisce meglio a un intervento e gli esiti cicatriziali saranno migliori.

 

Fermo restando la personalizzazione, cosa si può fare in base all’età? “Nell’invecchiamento lieve (intorno ai 35 anni) si parte prima con l’approccio curativo e poi eventualmente correttivo, mentre in quello moderato (dai 45 anni) i due approcci sono intercambiabili, perché si possono modulare in base alle aspettative del paziente”, risponde la dermatologa.

 

“Il protocollo tipico delle pazienti over 60 alterna sedute di biostimolazione con Skinbooster e peeling soft, come il PRX, un peeling biostimolante perché è un TCA (acido tricloroacetico) al 30% tamponato con perossido di idrogeno, e medi, ad esempio con TCA al 35%, che dà risultati più incisivi, anche in un’unica seduta, e costi più contenuti, mentre con il laser servirebbero 4 sedute per ottenere il medesimo effetto. Poi si possono fare interventi correttivi, ma è ancora la cura che mantiene i risultati nel tempo”.

 

“È altresì il pensiero di Marck Rubin, dermatologo e maggiore esperto mondiale di peeling chimici medicali: il 40%-50% del risultato finale di un trattamento di medicina estetica è svolto da una corretta terapia cosmetologica domiciliare”.

 

Regaliamoci un buon dermocosmetico. Faremo felice la nostra pelle!