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 Capelli in autunno: dalla diagnosi alla cura



 Con l’età i capelli tendono a ingrigirsi, sino a diventare totalmente bianchi. Un fenomeno naturale e inevitabile, accelerato da svariati fattori. Tra cui il sistema immunitario, come testimonia uno studio, pubblicato su PLOS Biology dei ricercatori del National Institutes of Health e dell'Università dell'Alabama. 

 

Gli scienziati hanno notato che quanto più l'organismo si trova a fronteggiare infezioni tanto più si assiste a una diminuzione delle cellule che producono i pigmenti che danno il colore ai capelli, ossia i melanociti. Sotto attacco, il sistema immunitario stimola le cellule attaccate da virus e batteri a produrre particolari molecole, gli interferoni. Che, quando sono prodotti in numero eccessivo, vanno a interferire con la produzione di una proteina, la Mitf  (acronimo di melanogenesis associated transcription factor), importante per il funzionamento dei melanociti. Quando queste cellule cessano di funzionare adeguatamente, per motivi genetici o, appunto, per stress cronico, gravi malattie o infezioni, i capelli crescono senza pigmento, ingrigendo o imbiancando.

 

Ma a spaventare di più, ancor più che trovarsi precocemente con capelli grigi i bianchi, è il rischio di perderli. È infatti la caduta dei capelli il cruccio più preoccupante, soprattutto in autunno quando si intensifica quella fisiologica.

 

“Nei cambi di stagione si ha un incremento della perdita di capelli: si tratta di una un retaggio biologico ancestrale, simile alla muta dei mammiferi”, spiega Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano.

 

“In genere si perdono fino a 50 capelli al giorno, mentre in primavera, e soprattutto in autunno, si arriva a 70-100. Se il numero aumenta, toccando le 400-500 unità, o la perdita continua dopo tali periodi, è bene rivolgersi al dermatologo per una diagnosi. Il capello, infatti, è un organo spia, le cui affezioni possono svelare alcuni disagi. Alla base fattori come forfora, dermatite seborroica, diete dimagranti sbilanciate, sindrome dell’ovaio policistico, post partum e menopausa che, modificando l’equilibrio ormonale, provocano  alterazioni del diametro del fusto e del ciclo di vita del capello”.

 

 

“Nel telogen effluvium, consistente in un’abbondante caduta di capelli, che sono tuttavia sani, è sostanziale una carenza di ferro, spesso associata a una riduzione di zinco e magnesio. Tale deficit, infatti, provoca una mancanza di ossigeno, quindi d’energia a livello del follicolo pilifero, che rallenta la produzione di cheratina e proteine. Per orientarsi correttamente nella diagnosi è importante controllare la ferritinemia, ovvero il ferro ‘di deposito’ (diversa dalla sideremia, la concentrazione di ferro circolante nel sangue). Il telogen effluvium può derivare inoltre da uno scompenso della tiroide, sia impigrita, cioè che produce poco ormone tiroideo, o viceversa ipersecernente, ovvero che lavora troppo. I questi casi, la terapia è sostanzialmente la rimozione della causa scatenante, con somministrazione delle sostanze carenziali utili”.

 

“L’alopecia androgenetica femminile, invece, è una patologia che si presenta con un diradamento più circoscritto nella zona centrale del cuoio capelluto e un assottigliamento dei capelli (in questo caso non più sani), causato dalla miniaturizzazione del follicolo pilifero che, diventando più piccolo, genera capelli più sottili. In questo caso la causa è tipicamente ormonale, legata agli ormoni androgeni (caratteristici del maschio, ma prodotti anche nella femmina in quantità ridotta). L’alopecia è il risultato di un processo combinato androgeno-dipendente e di una trasmissione genetica. Il problema non è tanto dovuto alla sovrapproduzione di ormoni androgeni, quanto all’errata conversione degli estrogeni in androgeni a livello periferico, ossia in corrispondenza del follicolo pilifero, che rappresenta un’alterazione di funzionalità su base genetica. La diagnosi si esegue con la videodermatoscopia, che consente di osservare l’eventuale miniaturizzazione del follicolo, corredata da un’anamnesi famigliare, per valutare se altre donne in famiglia (mamme, sorelle, nonne) siano affette da alopecia, nonché da controlli ormonali”.

 

 

Analisi tricologica professionale

A partire dal mese di ottobre Vichy Dercos, grazie ad un accordo siglato con S.I.Tri. (Società Italiana di Tricologia) e TricoItalia (Associazione Italiana di Tricologia), offrirà gratuitamente analisi tricologiche professionali eseguite da Tecnici di Tricologia formati dalla S.I.Tri. volte a consigliare la migliore strategia per la problematica identificata.

 

L’expertise tecnico scientifica, unita a quella dermocosmetica di Vichy, saranno messe a disposizione dei consumatori in oltre 2.800 farmacie italiane (per conoscere le Farmacie aderenti: www.vichy.it).

Il servizio di analisi tricologica si svolgerà in soli 5 minuti: dopo un’intervista e compilazione di un questionario, volti ad approfondire i bisogni della persona, si fa l’esame tattile e visivo dei capelli, anche grazie all’ausilio di una microcamera appositamente creata.

 

Infine, il consiglio del tecnico. Per ogni esigenza, Vichy consiglierà un protocollo che prevederà la selezione e l’utilizzo di prodotti di trattamento e culminerà con l’applicazione di Aminexil Intensive 5 Donna o Uomo.

 

Non si tratterà di una visita medica, ma di un primo approccio per consigliare i cosmetici più adatti a risolvere un problema o per indirizzare allo specialista, il dermatologo.