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 Meno smog, più anti-ox. E la pelle sorride!



 Venti marzo. È la giornata internazionale della felicità, istituita dall'Assemblea generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) nel 2012, “[…] consapevole che la ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell’umanità […]”.  

 

Chi, infatti, non vorrebbe essere felice? Ma in Italia siamo davvero felici? La risposta arriva da L’Osservatorio Beauty, una serie di studi nell’ambito della cosmetica per capire meglio le attitudini degli italiani verso la cura del sé, realizzato in collaborazione con il dipartimento Consumer & Market Insight di L’Oréal Italia.

 

Ebbene, nel 2018 le Nazioni Unite hanno realizzato il World Happiness Report, ed è emerso che l’Italia si posiziona solo al 47° posto della classifica dei Paesi più felici. Una classifica che vede prima la Finlandia, e in generale molto in alto i Paesi del Nord Europa, e ultimo il Burundi. Un’Italia che è all’ultimo posto rispetto ai grandi Paesi Europei (Germania 15°, UK 19°, Francia 23°, Spagna 36°). Il motivo? I punteggi sono molto bassi nel grado di fiducia del sistema, mentre buoni sono i punteggi su aspettativa di vita e welfare.

 

In particolare, cosa rende felici le donne? Le relazioni (partner, famiglia, amicizie), il lavoro (realizzazione professionale, equilibrio lavoro/privato) e la cura di sé (alimentazione, salute, sport, cura corpo e bellezza). Poi, c’è la dimensione della salute. Il 72% ritiene che avere uno stile di vita salutare sia importante per sentirsi bella rispetto al 66% della media europea e il 67% e considera che l’essere belli sia innanzi tutto apparire in salute vs 64%.

 

Fin qui tutto bene. Peccato che oggi si scopre che l’inquinamento non danneggia solo la salute ma anche la felicità: più particolato uguale più tristezza. A questa conclusione sono arrivati i ricercatori del China Future City Lab all’interno del Massachusetts Institute of Technology (Boston, Stati Uniti) che hanno pubblicato uno studio su Nature Human Behaviour lo scorso gennaio.

Oltre a provocare la morte prematura di circa 1,1 milioni di persone ogni anno, in Cina l’inquinamento atmosferico influenza anche i livelli di felicità della popolazione. Per ricavare i dati, i ricercatori hanno interfacciato i commenti sui profili social di residenti in 144 città con i dati diffusi dal Ministero della Protezione Ambientale cinese sul Pm 2,5, quel particolato atmosferico particolarmente pericoloso per la salute, in quanto in grado di penetrare in profondità nell’organismo.

 

La scoperta è significativa: le persone che si collegavano dalle città più inquinate erano anche in media quelle più tristi. questo, probabilmente per la preoccupazione di non poter trasferirsi in città meno inquinate, costretti a sopportare dosi di inquinanti i cui effetti potrebbero non tardare a farsi vedere.

 

Ma c’è di più. Le donne (ça va sans dire) sono risultate più sensibili (rispetto ai loro compagni) e consapevoli dei danni dell’inquinamento atmosferico per l'apparato respiratorio e cardiocircolatorio e l’aumentata incidenza di tumori.

 

“L'invecchiamento cutaneo è un processo biologico molto complesso”, afferma Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano. “Oltre al crono-aging, determinato principalmente dalla genetica, c’è l’invecchiamento estrinseco, causato in gran parte da fattori atmosferici, come l'esposizione alla luce solare e l'inquinamento atmosferico e le scelte di vita, come dieta e fumo. Ma, mentre è ben documentato il ruolo dello spettro solare, composto da luce ultravioletta, UVB (290-320 nanometri) e UVA (320-400) nel causare danni alla pelle (tumori cutanei inclusi), ci sono lacune circa l’impatto degli aggressori atmosferici sull'invecchiamento precoce della pelle”.

 

“Negli ultimi anni – continua la dermatologa – si è chiarito il contributo della luce visibile (400-700 nm) e della radiazione infrarossa (superiore a 800 nm) nel causare danni alla pelle. Di fatto si tratta di esiti assimilabili a quelli del fotoinvecchiamento causato dalle radiazioni solari”.

 

La luce visibile induce la produzione di radicali liberi, che danneggiano il DNA cellulare, poi di citochine pro-infiammatorie, che stimolano l’azione di alcune metalloproteinasi, in particolare la collagenasi, un’enzima che distrugge le fibre alterate del collagene.

 

“Inoltre, altri fattori atmosferici, come l'inquinamento atmosferico (smog, ozono, particolato) sono implicati nell’aging precoce della pelle. Il danno cutaneo causato dall'esposizione ambientale è in gran parte attribuibile a una cascata complessa di reazioni avviata dalla generazione di specie reattive dell'ossigeno, che provoca danni ossidativi a proteine, lipidi e acidi nucleici”.

 

Di fronte a un tale scenario la scienza non sta a guardare. E alza gli scudi. Contro l’ossidazione, innanzitutto. “Sono state progettate combinazioni di più antiossidanti con l'intento di fornire protezione completa, contro tutte le specie reattive dell’ossigeno, sfruttando le potenzialità benefiche della vitamina C ed E, dell’acido ferulico e della floretina”.  

 

Phloretin CF di SkinCeuticals è un siero antiossidante formulato con una combinazione brevettata al 2% di floretina, 10% di vitamina C pura (acido l-ascorbico) e 0,5% di acido ferulico. La floretina, derivata dalla corteccia del melo, è una molecola con proprietà antiossidanti ad ampio spettro, quindi protegge dall’infiammazione e dall’ossidazione delle membrane lipidiche delle cellule. La vitamina C, invece, stimola dolcemente la rigenerazione cellulare e preserva la produzione di collagene.

 

CE Ferulic di SkinCeuticals è un trattamento antiossidante che associa il 15% di vitamina C pura, l'1% di vitamina E (alfa tocoferolo) e lo 0,5% di acido ferulico. La vitamina E  (alfa tocoferolo) calma gli arrossamenti e protegge i lipidi delle membrane cellulare, mentre l’acido ferulico diminuisce i danni al collagene, disincentivando l’azione di quegli enzimi (collagenasi) preposti a distruggere la proteina che rende la pelle giovane e sana