L’estetica medica, con il recente approccio sempre più rispettoso di armonia e sicurezza, è davvero un’alleata preziosa per dare un “twist” al proprio aspetto. E il risultato naturale e armonico, rifrescando il volto dopo i bagni di sole, o ristrutturandolo dopo un anno di duro lavoro, oggi è a portata di mano.
Dopo l’esperienza del Covid la medicina estetica non si è fermata: due anni non tanto improntati alle novità, quanto al consolidamento di esperienze e alla messa a punto di nuove terapie e protocolli di trattamento.
“Perché i medici estetici ‘veri’ – ricorda il professor Emanuele Bartoletti, Presidente della Società Italiana di Medicina Estetica – non si limitano a fare filler e tossina botulinica, ma utilizzano tutte le terapie che sono proprie di questa branca specialistica. L’indicazione più appropriata per la corretta terapia, che, ricordo, deve essere programmata solo dopo un check up di medicina estetica, effettuata con la giusta metodologia, consente di ottenere risultati validi, naturali, limitando al minimo le complicanze”.
E se si vuole ambire al miglior risultato serve considerare, contemporaneamente, tre aspetti specifici. “Le superfici, il colore della cute e i volumi del corpo – continua Bartoletti – devono essere sempre considerati tutti quanti insieme. Così è possibile garantirsi effetti quanto più possibili ‘naturali’ e gradevoli. Tutte le terapie effettuate in medicina estetica inoltre devono essere sostenute da sperimentazioni cliniche rigorosamente pubblicate su riviste scientifiche e devono essere offerte da medici estetici preparati, che che sottopongono il paziente ad un check up completo di medicina estetica”.
Le novità?
La più importante, da un punto di vista farmacologico, è sicuramente la tossina botulinica liquida, una formulazione già diluita e pronta all’uso (non va ‘ricostituita’ come le precedenti e questo evita errori di dosaggio), ha un’azione precisa, rapida (i risultati cominciano ad essere visibili già dopo 24 ore e durano fino a 6 mesi) e potente.
Spiega Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano. “La nuova tossina è approvata per il trattamento delle rughe glabellari, con un dosaggio uguale a quello di Azzalure, ovvero 10 Unità Speywood per punto di iniezione. La nuova Alluzience deriva dallo stesso ceppo produttivo di Azzalure, ma sono completamente nuovi il processo di stabilizzazione e gli eccipienti utilizzati.
“Ciò che cambia – continua la dermatologa – è l’odierno approccio. In passato si parlava di paralisi muscolare, oggi di neuromodulazione, con risultati naturali e progressivi. Personalmente, comunque, preferisco sempre personalizzare il trattamento in base alle esigenze. Quindi individuare le priorità di trattamento adottando una terapia estetica integrata, a base di filler con acido ialuronico NASHA e OBT, Skinbooster e tossina botulinica (abobotulinum toxin)”.
“Il piano di trattamento prevede, nella maggior parte dei casi, la neuromodulazione, a seguire un ciclo di trattamento con NASHA Skinboosters alternato a peeling e/o laser, se presente una cute molto invecchiata. Se invece prevalgono i cedimenti, soprattutto nella pzarte centrale e bassa del viso
Nei soggetti con prominente aspetto stanco e cedimento lieve-moderato dei tessuti nel lower-central face, è stato considerato prioritario un effetto di “lifting” con filler NASHA, utilizzando un approccio centrifugo (dalla ruga della marionetta, al solco-naso-labiale all’area del legamento zigomatico e pre-auricolare).
Liquid lifting. Una tendenza che si va consolidando da qualche anno è quella di ottenere dei buoni risultati estetici, utilizzando una minor quantità di prodotto, sia che si tratti di filler o altro. Bartoletti precisa: “Attraverso lo studio dell’anatomia si è cercato di individuare i ‘trigger point’ del volto, rappresentati dai legamenti (strutture che ancorano il derma all’osso), dando sostegno ai quali con l’iniezione di filler, si riesce ad avere un discreto risollevamento dei tessuti. È ovvio che questo effetto ‘lifting’ è abbastanza valido solo se i tessuti sono ‘leggeri’, come accade nei soggetti magri. Quando, con l’invecchiamento, l’osso e il sottocutaneo si riducono di volume e i legamenti si ‘allungano’ un po’, i tessuti del volto tendono a ‘cadere’; ma iniettando piccole quantità di acido ialuronico (o altri filler come l’idrossiapatite di calcio) in questi legamenti si riesce a rimetterli ‘in tensione’.
I vantaggi? “Ottenere un buon risultato, senza ‘trasformare’ la paziente, rendendo la procedura più economica e meno invasiva (meno punture significa anche ridurre la possibilità di formazione di lividi ed ematomi). In linea col principio che la medicina estetica deve sempre tendere ad un risultato ‘naturale’, poco visibile”.