Il portale della BELLEZZA della Dottoressa Magda Belmontesi

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Cellulite: cosa c’è di nuovo?

Cellulite: cosa c’è di nuovo?
Dal 1920, anno in cui appare per la prima volta in Francia il termine ‘cellulite’, al 1978, quando si comincia a parlare di ‘pannicolopatia-edemato-fibro-sclerotica (PEFS)’, ne è passata di acqua sotto i ponti.
Il progresso scientifico e le nuove scoperte hanno spesso ribaltato i termini della questione.
Se una volta il tessuto connettivo veniva visto come un tessuto ‘passivo’, oggi si parla di matrice interstiziale, contenente anche cellule staminali.
Il tessuto adiposo veniva considerato solo un organo di deposito passivo, oggi invece sappiamo che può dar luogo a una vera e propria  malattia infiammatoria sistemica, quando presente in eccesso.
L’attenzione della ricerca si è inoltre appuntata sul ruolo dei mitocondri, le ‘centrali energetiche’ cellulari, essenziali per il buon funzionamento di cellule e tessuti.

Il parere dell’esperto
La cellulite è espressione di una patologia del tessuto connettivo causata da un’intossicazione che s’inserisce in particolari patologie. “Il danno cellulare alla base della cellulite può essere dovuto a un eccesso di zuccheri che, legandosi alle proteine (fenomeno della glicazione), causa vari danni cellulari. Come è pure provocato dall’esuberanza dei radicali liberi, stasi linfatica, aumento del tessuto adiposo per effetto degli ormoni. Sono tutte concause che possono portare a una riduzione del microcircolazione arteriosa, quindi alla riduzione della respirazione del mitocondrio cellulare, l’anima energetica del tessuto e della cellula. Tutto ciò porta a una reazione infiammatoria, fibrosi e alterazioni del tessuto adiposo, che sono alla base della pannicolopatia-edemato-fibro-sclerotica”, spiega Magda Belmontesi, dermatologa.
Questa varietà di cause sta spingendo gli specialisti a decifrarne i messaggi nascosti: la cellulite, quindi, non andrebbe considerata solo un sintomo da curare, ma l’espressione di un disagio con cui l’organismo sta lanciando un SOS.
Tutto ciò cosa comporta in termini terapeutici? “Innanzitutto che non ci si deve limitare a curare l’inestetismo, ma che si deve fare una diagnosi differenziale delle tante condizioni patologiche che possono essere alla base della cellulite, personalizzando poi le cure. Solo se si correggono gli squilibri alla base, se ne potranno contenere le inevitabili recidive”.

Medical device innovativi
Come contrastare l’inestetismo peggio tollerato al mondo? La complessità del fenomeno implica che gli strumenti debbano essere differenti, integrati e utilizzati in base alle condizioni cliniche. Ad esempio, la nota mesoterapia andrebbe utilizzata in caso di edema (stasi veno-linfatica), mentre la carbossiterapia se la vascolarizzazione è compromessa, come con cellulite fibrosa e dolorosa.
Tra le novità più salienti, le metodiche mutuate dalla medicina dello sport: dai campi magnetici che ristrutturano il connettivo, alla pompa biomagnetica che riduce il dolore, da tecarterapia e radiofrequenze che, aumentando il collagene, diminuiscono la fibrosi, agli ‘spazzolamenti’ con luci laser e infrarossi, che permettono di far utilizzare energia al mitocondrio. In pratica, si tratta di metodologie che, diminuendo l’intossicazione e la fibrosi dei tessuti, fanno arrivare al mitocondrio più ossigeno, facendo sì che possa lavorare al meglio.