Per i dermatologi l’acne è una delle patologie più diffuse: colpisce la pelle di ogni razza e colore ed è più severa nei maschi che nelle femmine. Secondo American Dermatologist Association negli Stati Uniti ne soffre ben l’85% dei teenagers, che nel progredire della patologia rischiano nel 25% dei casi di avere cicatrici permanenti. Un problema che non risparmia neppure gli adulti, riguardando secondo le statistiche il 20% della popolazione matura. Le lesioni acneiche tendono a localizzarsi prevalentemente sul viso (99%), sulle spalle (60%) e sul tronco (15%).
Tutto ha inizio con la formazione del microcomedone, gradino più basso delle espressioni acneiche, causata dalla ipercheratizzazione del dotto pilosebaceo. Tale condizione può aggravarsi con l’aumento della produzione di sebo, dovuta all’aumentata attività funzionale delle ghiandole sebacee. A quel punto, la maggiore quantità di sebo prodotta viene convertita dai batteri, primo fra tutti il Propionibacterium acnes, in acidi grassi. Che, insieme all’eccesso di sebo causano dapprima la formazione di un vero e proprio tappo, visibile con un punto nero o bianco. Nel contempo si scatena una reazione infiammatoria, con conseguente comparsa di papule, le quali possono poi infettarsi, formando delle pustole (i classici foruncoli con la puntina gialla) piene di pus. Papule e pustole, quando regrediscono, non lasciano segni permanenti sulla cute. Tuttavia, le pustole possono formare cisti profonde che, a loro volta, possono degenerare in un processo fibrotico, formando dei cordoni duri, chiamati noduli. È questa la forma più severa, che la terapia mira ad evitare. Il processo di guarigione dell’acne nodulo-cistica, infatti, spesso comporta esiti cicatriziali importanti, specie se non curata a dovere.
Il parere dell’esperto
Tra le nuove armi preposte a contrastare l’acne, la più recente concerne quella papulo-pustolosa, ossia nella fase attiva della patologia. “Si tratta di un dispositivo medico (TheraClear™) che sfrutta il massaggio meccanico (vacuum) dell’aspirazione, per liberare il poro dall’ostruzione, e l’azione antinfiammatoria e cicatrizzante della luce pulsata, per sconfiggere il Propionibacterium acnes, oltre a ridurre l’eritema e l’infiammazione tipiche di questa forma di acne”, rivela Magda Belmontesi, dermatologa. “Il trattamento è indolore e privo di controindicazioni, eccetto pelle abbronzatura e sostanze fotosensibilizzanti. La terapia prevede 1 seduta ogni 10 giorni per 3 mesi consecutivi, durante i quali si possono associare peeling che ottimizzano anche la qualità della cute circostante. Per l’acne moderata è valida invece la PDT (terapia fotodinamica), un dispositivo medicale (IClear) che produce luce blu abbinata a infrarossi. La prima lega e distrugge il batterio P. acnes, responsabile delle fasi infiammatorie dell’acne, mentre gli infrarossi migliorano il metabolismo dei tessuti. In presenza di cicatrici, però, serve il laser frazionale. Il dispositivo sfrutta la fototermolisi microfrazionale che, attraverso microraggi che penetrano nella cute, genera minuscole zone reticolate di denaturazione che lasciano intatto il tessuto circostante. Poi, durante il processo di guarigione, la pelle danneggiata viene sostituita da tessuti nuovi, migliorando l’estetica dell’imperfezione cutanea”.
Novità anche sul fronte farmacologico
Nonostante il meccanismo d’esordio dell’acne non abbia più segreti, la patologia rimane piuttosto invalidante, anche per i limiti delle terapie farmacologiche, sia a carattere topico che sistemico, in quanto le prime possono provocare sensibilizzazioni e arrossamenti, mentre le seconde comportano spesso fenomeni d’intolleranza e fastidiosi effetti collaterali.
Terapia locale
 I farmaci topici prevedono agenti cheratolitici, come retinoidi, alfa-idrossiacidi, acido salicilico, e antimicrobici come il perossido di benzoile, potente antisettico. In aggiunta, si può ricorrere a creme che contrastano l’influsso ormonale sulle ghiandole sebacee e a antinfiammatori locali. Come pure utili sono i peeling, capaci di stimolare il turn over epidermico e svolgere azione antimicrobica in profondità.
Terapia sistemica
 I farmaci più comunemente impiegati sono gli antibiotici, finalizzati a debellare la fase infiammatoria-pustolosa, la terapia ormonale e l’isotretinoina orale, retinoide che all’azione cheratolitica associa l’inibizione della secrezione del sebo. Per la fase nodulo-cistica sono necessari antibiotici molto potenti, che spesso causano effetti collaterali. Il loro impiego topico, in particolare, può determinare secchezza cutanea, desquamazione, bruciore, eritema, nonché pericolose resistenze batteriche. Tra gli attivi di nuova generazione, particolari associazioni topiche (come adapalene e benzoile perossido), che coniugano efficacia con tollerabilità. La capacità di agire sulla maggior parte dei fattori scatenanti l’acne, in particolare prevenendo la formazione del microcomedone, grazie alla presenza del retinoide, fa sì che la combinazione sia ideale sia nel trattamento dell’acne in fase acuta, lieve e moderata, che in quella post-acuta, con il fine di limitare le recidive.