Dermatite atopica. Quando a soffrirne sono i piccini
La Dermatite atopica, o Eczema costituzionale, è senza dubbio la malattia dermatologica più frequente in età pediatrica, colpendo circa il 7% della popolazione infantile. E i numeri sono in crescita. In meno di dieci anni, il numero dei bambini della fascia di età 6-7 anni con dermatite atopica è cresciuto fino al 6,2%. E anche tra i ragazzi più grandi, quelli della fascia di età 13-14 anni, le diagnosi sono aumentate di circa il 2%, tanto che oggi in Italia sono circa 1 milione i bimbi che tra 0 e 14 anni ne soffrono. Quella del lattante solitamente compare dopo il 3° mese di vita e guarisce entro il 2° anno di età, mentre quella dell’infanzia insorge verso il 2°-3° anno e regredisce verso i 10-12 anni. Può infine colpire anche gli adolescenti e perdurare suino all’età adulta.
Quella “strana malattia”…
La dermatite atopica è caratterizzata dalla comparsa di chiazze eritemato-vescicolose, pruriginose e spesso essudanti, nelle superfici estensorie degli arti, duranti i primi due anni di vita del bambino. Poi, nel corso del suo permanere, la malattia si localizza nelle pieghe flessorie degli arti. Altra sede prediletta è il viso, con intenso arrossamento, ma con risparmio della zona centrale, che si presenta pallida per contrasto. La dermatite atopica, benché non di rado associata ad alcune allergie (alimentari e respiratorie, come rinite e asma bronchiale) è da considerarsi una condizione mediata da un’iperreattività della cute a comuni stimoli ambientali (tra cui polveri e irritanti). Non è un’allergia in senso stretto, quanto piuttosto una situazione geneticamente determinata, quindi familiare, spesso ma non sempre associata ad allergie. Se è in parte vero che alcuni allergeni alimentari, come il latte vaccino o le uova, nelle primissime fasi della vita (fino a 2 anni) possono avere un qualche significato nella terapia, è altresì assodato che la situazione di partenza risiede nella pelle. Precisamente in alcuni piccoli difetti genetici, nella composizione di alcune importanti sostanze (in particolare acidi grassi e ceramidi), che rendono la pelle più secca del normale. Per usare una metafora, immaginiamo lo strato corneo come un muro di mattoni e cemento: se la sostanza cementante non è buona, da una parte i mattoni perdono coesione fra loro, favorendo una minor difesa dagli agenti esterni, quindi una maggiore perdita di acqua interna alla pelle (la cosiddetta Trans Epidermal Water Loss), dall’altra s’innescano fattori bio-chimici, prodotti dai cheratinociti (i “mattoncini” per intenderci), che favoriscono l’infiammazione cutanea.
Il parere dell’esperto
La dermatite atopica rientra in una condizione genetica, pertanto non si può “eliminare”, anche se di solito tende a scomparire negli anni. La terapia si avvale in primo luogo di farmaci per bocca (antistaminici, sedativi), che servono ad attenuare il prurito, e di medicazioni locali con pomate e creme antinfiammatorie non cortisoniche. Poi, dato che la pelle dei bambini atopici è iperreattiva, quindi facilmente irritabile, anche per la sua particolare secchezza, occorre in primo luogo idratarla, utilizzando creme, bagni idratanti ed emollienti. La cute del bambino atopico va detersa bene, anche perché è colonizzata dallo stafilococco aureo e da miceti, pertanto un rallentamento nella frequenza dei lavaggi potrebbe far aumentare la carica microbica presente e quindi favorire le infezioni. Tra l’altro, la dermatite atopica in età infantile trae molto vantaggio dalle formulazioni dermocosmetiche, in quanto attenuano sensibilmente la sintomatologia classica e favoriscono l’azione farmacologica.
Un aiuto dalla cosmetologia
In caso di dermatite atopica le formulazioni cosmetiche assolvono principalmente a tre compiti: permettono un’adeguata ed equilibrata detersione, migliorano gli stati di secchezza cronica e promuovono i naturali meccanismi di riparazione e rinnovamento cellulare, infine attenuano rossori e prurito. Le formulazioni più adatte per la detersione del soggetto atopico sono caratterizzate da sistemi schiumogeni con tensioattivi delicati e un elevato contenuto di sostanze lipidiche, come oli vegetali spremuti a freddo, particolarmente ricchi di acidi grassi polinsaturi (tra cui linoleico e linolenico). A livello cutaneo, infatti, questi insature hanno un ruolo fondamentale nell’equilibrio delle membrane cellulari, tanto che se carenti si evidenziano aridità e perdita di elasticità, fino a screpolature e desquamazioni.
Il trattamento cosmetico idratante ha l’obiettivo di sostenere e implementare il contenuto ottimale di acqua e di sostanze “pro-idratazione”, poco presenti in caso di freddo intenso, bassa umidità, detersione aggressiva e generalmente nei soggetti atopici. Tra queste sostanze vi è il burro di karité che, oltre all’levato potere emolliente e antidisidratazione, ha una significativa azione antinfiammatoria. Molto importanti anche le ceramidi che, in combinazione con acidi grassi polinsaturi e colesterolo, “mimano” la composizione del cemento intercellulare dello strato corneo, migliorando sensibilmente lo stato cronico di pelle secca. Tra le vitamine, la E, il più importante antiossidante lipofilo, poi il pantenolo (provitamina B5), stimolante la proliferazione cellulare e lenitivo su rossore e prurito. Che, quando intensi, scatenano vere e proprie “crisi di grattamento”, spesso nelle ore serali e notturne, con sfregamento delle aree già infiammate e possibilità di microabrasioni facilmente suscettibili di infezione batterica. Attenuare la secchezza generale comporta già di per sé una riduzione dei fenomeni pruriginosi, ottimizzabile con l’impiego di sostanze più specificamente anti-pruriginose. Tra queste, l’acido 18-beta-glicirretico, estratto dalle radici della liquirizia, con proprietà antinfiammatorie cortisone-simili, l’allantoina che promuove la cicatrizzazione e attenua l’irritazione, l’alfa-bisabololo, il principale ingrediente attivo della camomilla, con proprietà disarrossanti, infine l’ossido di zinco, cicatrizzante e lievemente antisettico.