Il problema dell’acne tardiva è in costante aumento. Recenti ricerche attestano che ne soffre circa il 48% delle donne europee tra i 30 e i 49 anni. Nello specifico si tratta di una pelle con microcisti sottocutanee, pori dilatati, comedoni, cute opaca e spenta, aspetto lucido e grasso nella zona a T, contrapposto a una pelle più secca e disidratata nel resto del viso. A questi fattori si associano, in età matura, quelli più caratteristici dell’invecchiamento, come l’ispessimento dello strato corneo (ipercheratosi), la perdita di luminosità e morbidezza, il colorito non uniforme (discromie, ipermelanosi), rughe e rilassamento cutaneo.
Il parere dell’esperto
“L’acne tardiva, in virtù della sua collocazione, nella parte bassa del viso, lungo la mandibola, dietro le orecchie, su collo e mento, prende anche il nome di ‘acne a collare’, spiega la dottoressa Magda Belmontesi, dermatologa. “Alla base, squilibri ormonali legati all’avvicinarsi della menopausa e, soprattutto, causati dallo stress. L’ansia, il peso delle responsabilità, le tensioni sul lavoro aumentano la produzione sebacea. Ecco perché, nei Paesi anglosassoni, il disturbo è chiamato ‘acne delle donne manager’. Persino quando l’attività ormonale è regolare, con un quantitativo fisiologico di ormoni circolanti, può accadere che i recettori ormonali delle ghiandole diventino ipersensibili, facendole ingrossare e produrre più sebo. Contribuiscono a peggiorarla, fattori ambientali come l’inquinamento, nonché alcune cattive abitudini, prima fra tutte il fumo”.
Le cure dal dermatologo
Per trattarla le cure dermatologiche sono diverse, a seconda della gravità e degli inestetismi provocati.
Trattamento d’elezione è il peeling a base di acido salicilico a 30% (1 seduta ripetibile ogni 3 settimane per 4 volte). Oggi, tra l’altro, c’è una particolare formulazione di peeling con acido salicilico con una tecnologia arricchita di attivi a base di trietilcitrato ed etil-linoleato, che rende la penetrazione dell’acido più omogenea, quindi il trattamento più efficace e mirato per l’acne. In caso di esisti cicatriziali, è ideale un peeling medio a base di acido tricloracetico al 40%, la stimolazione agisce in profondità nella cute inducendo un naturale processo di riparazione con formazione di nuovo collagene e rigenerazione di nuove cellule cutanee.
Un altro strumento efficace è la Terapia Fotodinamica, che si basa sull’azione di luci al plasma capaci di distruggere selettivamente tessuti danneggiati. Particolarmente utile la sinergia della luce blu intensa e della luce rossa: la prima distrugge il battere responsabile delle fasi infiammatorie dell’acne, mentre la seconda accelera i processi metabolici dei tessuti, migliorandone l’ossigenazione attraverso la vasodilatazione. In questo caso servono 2 sedute settimanali, per un totale di 10-12, precedute da peeling booster a base di acido mandelico.
Acne e aging: una strategia mirata
Alla base d’invecchiamento cutaneo e imperfezioni c’è l’instaurarsi di un vero e proprio circolo vizioso. Da un lato, a scatenare l’invecchiamento intrinseco, agiscono fattori quali i raggi UV, il fumo e l’inquinamento, responsabili della produzione di radicali liberi, molecole instabili che inducono lo stress ossidativo nelle cellule, determinando un danno genetico. Dall’altro, concorrono a favorire la comparsa delle imperfezioni cutanee, cambiamenti ormonali, stress, utilizzo di prodotti non adeguati.
Fattore comune di entrambe le problematiche, l’ipercheratosi, ossia la cheratinizzazione eccessiva, un processo che può causare l’occlusione dei pori, impedendo la normale secrezione di sebo. Rallentando il ‘turn over’ cellulare, che dai fisiologici 30 giorni si protrae fino a 45, lo strato corneo si ispessisce e, non esfoliandosi correttamente, determina la formazione di squame disorganizzate che rendono la pelle opaca, priva di luminosità ed elasticità superficiale, con micro-rugosità più accentuate.
Con l’età, inoltre, i pori si dilatano, per effetto del rilassamento cutaneo e per stimolazione dei recettori ormonali a livello delle ghiandole sebacee, e aumenta la propensione all’infezione. Arrossamenti e cicatrici, postumi di un’acne, non fanno che peggiorare l’aspetto cutaneo globale, creando problemi di iperpigmentazione post infiammatoria, depressioni, arrossamenti e ruvidità.
Di fronte a tali problematiche, serve quindi una strategia mirata, capace di trattare sia le cause dell’invecchiamento cutaneo che quelle delle imperfezioni. Tra gli attivi di ultima generazione, l’acido dioico, molecola di origine naturale multifunzionale, in grado di agire come depigmentante cutaneo e come regolatore della produzione di sebo e della differenziazione epidermica. In più, grazie alla sua azione battericida, è in grado di ridurre l’infiammazione associata al Propionebacterium Acnes. Sempre utile l’azione degli idrossiacidi. A partire dall’acido salicilico, un beta-idrossiacido (BHA) noto per la sua attività cheratolitica e capace di esfoliare le cellule epidermiche superficiali. Il recente acido capryolysalicilico (LHA) agisce con una precisione maggiore dell’acido salicilico, esercitando un peeling dolce e più uniforme. In più, le sue proprietà antinfiammatorie e stimolanti il turn over epidermico favoriscono turgore e luminosità cutanea. Tra gli alfaidrossiacidi (AHA), caratterizzati da un’azione più delicata dei primi, l’acido glicolico che, grazie alla sua ridotta molecola, penetra facilmente nell’epidermide, attenuando le rugosità superficiali e aumentando la luminosità cutanea. Per completare, l’acido citrico, che desquama delicatamente e schiarisce lievemente la pelle.