Il portale della BELLEZZA della Dottoressa Magda Belmontesi

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Baciati dal sole

Fatti baciare dalla mamma. È piacevole. E funziona persino. Un bacio e la “bua” va via, ora è scienza. Quante volte abbiamo curato le piccole e grandi ‘bue’ dei piccini nostri bimbi con un cerotto e un bacio. Che, spesso, ha calmato i pianti più di ogni altra medicina.

Uno studio scientifico, pubblicato su Neurology dalla dottoressa Rebecca Saxe mostra la risonanza funzionale del cervello della ricercatrice e del suo bambino mentre lo bacia sulla fronte. Il semplice bacio di questa mamma al suo piccolo ha dimostrato attivare una reazione emotiva simmetrica, con effetti benefici per entrambi. Il bacio, dunque, sia tra mamma e bambino, che tra amanti, funge da ponte emotivo fra i cervelli, come se suonassero all’unisono la medesima musica empatica.

E che dire del bacio del sole, tanto desiderato dopo i mesi invernali? “I raggi del sole – gli UVA e gli UVB – fanno certamente bene all’umore e al metabolismo del calcio e della vitamina D, ma per godere di tutti i loro effetti benefici dobbiamo essere certi di proteggere la pelle dai danni cellulari che il sole provoca e che, se in eccesso, sono alla base di fotoinvecchiamento e scottature, mentre nel tempo possono causare tumori della pelle, come i melanomi”, risponde Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano.

“Ricordiamo – precisa la dottoressa – che la fotoprotezione con applicazione di prodotti solari si fonda su due capisaldi: uno di natura più tecnica che corrisponde all’efficacia dei prodotti in commercio e l’altro, altrettanto importante, che riguarda la scelta e il loro corretto impiego”.

Le ricerche scientifiche in campo confermano: applicare in modo generoso e ripetuto un solare di buona qualità sembra ridurre il rischio di melanoma e prevenire il fotoinvecchiamento. “Tuttavia – continua la dottoressa – scegliere un Spf 30 o 50 può dare un falso senso di protezione. In sostanza potrebbe rappresentare una sorta di “lasciapassare” che evita di stare all’ombra, indossare cappello, maglietta e occhiali. In realtà, la difesa riguarda solo le ustioni e gli eritemi da Uvb, ma esclude i problemi profondi innescati dagli Uva”.

Insomma, stare al sole a lungo senza indossare un ampio spettro protettivo, espone la pelle a un’ingente quantità di radiazioni, dato che ogni dose di Uvb equivale a 10 di Uva. Ma non finisce qui. Il sole causa al DNA delle cellule dell’epidermide due tipi di danni:  gli indiretti dei radicali liberi e i diretti che rendono “illeggibile” parte dell’informazione genetica. Questi ultimi creano lesioni cutanee collegate all’effetto cumulativo nel tempo, quindi connesse con l’invecchiamento cronologico.

Nei solari di oggi, oltre ai principi attivi filtranti o riflettenti sono contenute sostanze che hanno il compito di proteggere le cellule epidermiche. “Ad esempio – continua la dottoressa Belmontesi – si possono associare complessi antiossidanti, che contribuiscono a ridurre il danno provocato dallo stress ossidativo e dai radicali liberi a livello cutaneo”.

Sul fronte dei sistemi filtranti la ricerca si sta orientando su quelli di origine naturale. Gli organismi esposti agli UV, infatti, hanno sviluppato soluzioni in grado di proteggere le cellule dai danni causati dagli UV. I cianobatteri, molto presenti in ambienti estremi come quelli ad alta quota, in cui l’atmosfera è rarefatta e c’è un’alta incidenza di radiazioni ultraviolette, hanno sviluppato sofisticati meccanismi biologici per proteggersi dallo stress ossidativo e dai danni provocati sul DNA dalle radiazioni solari. Producono delle molecole con una particolare struttura chimica che permette di “bloccare” i fotoni, addirittura  3 su 10. Non solo. Le ricerche attestano che riescono anche a inibire i meccanismi cellulari alla base dello stress ossidativo e dell’invecchiamento: regolano gli enzimi antiossidanti endogeni, controllano la glicazione (reazione che degrada le proteine), le collagenasi (enzimi che distruggono il collagene), infine l’azione delle interleuchine IL-6 e IL-10, messaggeri molecolari che ricoprono un importante ruolo nella risposta infiammatoria.

E la ricerca continua…