Cellulite? Disintossica le cellule
Può colpire donne e uomini di ogni età. Si presenta nella donna come inestetismo locale, ma si tratta in realtà della manifestazione di una patologia sistemica, che coinvolge cioè l’intero organismo.
Alla base della cellulite, l’infiammazione patologica del tessuto connettivo e adiposo, che coinvolge il sistema vascolare, quello linfatico e sistema immunitario.
Cosa provoca la sofferenza del connettivo, il tessuto che ‘connette’ e tiene tenere insieme i duecento tipi diversi di cellule di cui è composto l’organismo?
La causa andrebbe cercata nell’‘inquinamento’ cellulare provocato dalla glicazione: un processo che lega gli zuccheri alle proteine, principalmente al collagene, presente nel connettivo di tutti gli organi con una massa che può raggiungere i 6 chilogrammi.
Nella glicazione, una reazione irreversibile e tossica, si creano dei composti aggressivi denominati AGEs (Advanced Glycation End products).
L’‘attacco’ delle molecole di glucosio alle proteine, sia nella donna, che nell’uomo, può essere provocato dalle brusche e repentine variazioni della glicemia dopo ogni pasto (i cosiddetti ‘picchi glicemici’ post-prandiali). Quando il tessuto connettivo viene danneggiato nelle sue componenti essenziali di ‘destruttura’, arrivando a un punto di rottura che ha conseguenze estetiche ma anche funzionali sugli organi.
Attenti a quei due: glicazione e insulina
Le conseguenze dell’accumulo di AGEs nell’organismo non si vedono da giovani, ma cominciano a farsi sentire dopo i 35 anni.
Giorno dopo giorno i ‘picchi glicemici’ post-prandiali, possono causare la glicazione del collagene, quindi la destrutturazione del tessuto connettivo.
Causano inoltre un aumento dell’insulina, un ormone responsabile tra l’altro dell’accumulo di grassi negli adipociti.
L’eccesso di glicemia provoca l’entrata del glucosio nel fegato, la sua trasformazione in glicogeno e poi in acidi grassi (lipogenesi epatica). Questa condizione è alla base dell’accumulo di massa grassa e di stimolo alla formazione di nuovi adipociti. Il tutto porta ad uno stato di infiammazione della massa grassa accumulata, che si manifesta con gli inestetismi tipici di glutei, cosce e gambe nella donna.
Nell’uomo, invece, l’accumulo di grasso è prevalentemente a livello dell’addome. Il grasso addominale, però, è il più pericoloso per la salute perché genera proteine infiammatorie aggressive per l’intero organismo.
L’insieme delle modificazioni dei fibroblasti del derma e degli adipociti dell’ipoderma porta anche ad alterazioni del sistema vascolare e linfatico.
Occhio agli AGEs nascosti
Se il quadro patologico se non viene corretto ‘dall’interno’, con una sana alimentazione, progredisce inesorabilmente.
Ci sono infatti alimenti che contengono elevate quantità di AGEs. Per quantificarne il contenuto negli alimenti, la medicina analizza le concentrazioni di carbossi-metil-lisina (un residuo generato dall’ossidazione del glucosio con l’amminoacido lisina). Ad esempio, il latte scremato pastorizzato e il burro ne contengono dallo 0,35 allo 0,37 di milligrammi per chilogrammo, mentre la crosta del pane bianco arriva a 37 milligrammi.
Gli AGEs, però, si trovano nei cibi trattati termicamente, quindi cotti ad alte temperature, come pure in bevande e cibi ricchi di zuccheri raffinati.
La quantità di AGEs negli alimenti cotti dipende da temperatura, tempo di cottura e presenza di vapore. Far bollire il latte triplica il contenuto di AGEs. Friggere e cuocere a fuoco alto (225 gradi) crea le maggiori concentrazioni di AGEs, mentre gli arrosti a fuoco lento e la bollitura ne mantengono bassi i livelli.
Anche i dolci industriali e bibite, ricchi di zuccheri raffinati e dolcificanti, sono un’ulteriore fonte di AGE: in un etto di pasticcini ce ne sono oltre 425mila unità, mentre in una fetta di dolce se ne trovano quasi 840mila. E nelle versioni ‘diet’ delle bevande si può arrivare a 12.500. I dolcificanti utilizzati per tali prodotti, infatti, sono più raffinati del semplice zucchero e favoriscono ancora di più i danni della glicazione.
Tutti questi residui concorrono a rendere i tessuti cutanei rigidi e fragili, provocando altresì la comparsa delle rughe.
Il rischio aumenta del 13 per cento introducendo un milione di unità AGE al giorno, in pratica l’equivalente di una fetta di torta con una bibita ‘light’, a 150 grammi di frittura o a 200 di carne alla brace. È quanto emerge da uno studio del Centro Interuniversitario di Dermatologia Biologica e Psicosomatica di Firenze, secondo cui dimezzare gli AGE della dieta, migliora del 13 per cento i segni dell’invecchiamento cutaneo.