Il portale della BELLEZZA della Dottoressa Magda Belmontesi

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Che caldo che fa!

Che caldo che fa!
Quando fa caldo sudare tanto è normale. Persino fisiologico. L’organismo usa infatti il sudore, che evaporando raffredda la superficie del corpo, per proteggersi da un eccessivo aumento della temperatura, che invece potrebbe nuocere a cellule e organi.

In alcune persone questo sistema di regolazione può lavorare in surplus, a causa di svariati fattori, come stress, ansia e disfunzioni tiroidee. In questi casi il disturbo prende il nome di iperidrosi, ossia una produzione eccessiva di sudore. Il fenomeno può quindi insorgere indipendentemente dalle stagioni e dalle temperature, anche se in estate sicuramente peggiora. L’eccesso di sudore rappresenta un ovvio ostacolo alla socialità, perché in certi casi, oltre che essere abbondante, assume un odore acre e intenso. Le zone più tipiche sono le mani, le ascelle, gli avambracci e la schiena.

C’è ghiandola e ghiandola
Si distinguono due tipi di ghiandole sudoripare: quelle apocrine, localizzate nelle regione ascellare e ano-genitale, emettono un secreto ricco di materiali organici, quindi con un odore forte, mentre quelle eccrine partecipano ai processi di termoregolazione del corpo, producendo sudore. 

Il numero delle ghiandole sudoripare va dai 2 ai 4 milioni, pur non essendo distribuite equamente. Le zone più ricche sono i palmi delle mani e le piante dei piedi, mentre nelle ascelle ce ne sono relativamente poche. La percezione di una sudorazione particolarmente forte in questa parte è dovuta alla sua anatomia, che ostacola l’evaporazione del sudore.
Sulle piante dei piedi hanno una densità di circa 600 unità per centimetro quadrato, mentre cosce e braccia ne hanno meno, qui si parla infatti di 100 unità per centimetro quadrato.

La dermatite da sudore
L’iperidrosi, però, può diventare l’anticamera della miliaria, detta anche sudamina, dovuta all’ostruzione dei dotti delle ghiandole sudoripare da cui fuoriesce il sudore. Che, non riuscendo a raggiungere la superficie cutanea, ‘ristagna’ nella zona, provocando irritazioni e prurito.
“La gravità delle lesioni è proporzionale alla profondità dell’ostruzione”, spiega Magda Belmontesi, dermatologa. “Quando è localizzata a livello più superficiale si parla di miliaria cristallina, con piccole lesioni puntiformi, senza evidenti fenomeni infiammatori. Quando raggiunge gli strati più profondi prende il nome di miliaria rubra, con lesioni di colore rossastro, mentre, se ancora più profonda, appaiono grosse vesciche dolenti, specialmente nelle zone dove la pelle ‘si piega’, come ad esempio gli avambracci”.

Che fare?

I medici dicono che non esiste una terapia che scongiuri l’avvento della miliaria, mentre la sovra-infezione causata da batteri, può essere curata con creme topiche antibatteriche.

Ciò che più conta è prevenirla con alcune accortezze. Come evitare luoghi molto umidi o poco ventilati, vestirsi leggeri, cambiando gli abiti sudati. L’abbigliamento deve essere comodo e in materiale naturale, lino, cotone, seta. Così si sottrae umidità alla pelle, in quanto i vestiti assorbono il sudore, favorendo un’evaporazione più efficace.

Vanno evitati alimenti che contribuiscono ad aumentare il calore interno, come pietanze piccanti o elaborate, formaggi grassi, carni rosse, alcol, preferendo bevande a temperatura ambiente, e non ghiacciate, per non produrre sbalzi termici che costringono il corpo a produrre calore.

Per lo stesso motivo quando ci si lava l’acqua deve essere tiepida, stando attenti ad asciugarsi bene dopo, soprattutto in zone come le ascelle e le dita dei piedi, in quanto l’umidità residua può diventare il ‘covo’ ideale dove i germi possono svilupparsi.