Il portale della BELLEZZA della Dottoressa Magda Belmontesi

Il portale della BELLEZZA della Dottoressa Magda Belmontesi

 Cibi per una vita (sana e bella)

Invecchiare in buona salute è un obiettivo essenziale. Tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sta mettendo a punto nuove strategie per promuovere la ‘vecchiaia attiva’, quindi l’invecchiamento in buona salute in tutto il mondo. Tra gli obiettivi, educare a una corretta nutrizione che, insieme alla salute, è considerata dall’OMS uno dei diritti umani fondamentali.

 

D’altronde l’alimentazione è uno dei fattori che più influisce su qualità della vita e invecchiamento. È importante anche per pelle e capelli, per mantenerli sani e persino per curarli, utilizzando i principi attivi contenuti in molti cibi quasi fossero farmaci, ma privi di effetti secondari”, afferma Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano.

 

Una dieta corretta è altresì un prezioso strumento di prevenzione di molte patologie, tra cui diabete, malattie cardiovascolari, tumori, e può fare la differenza anche in caso di malinconia, senso di spossatezza, mancanza di energia e tristezza tipici della stagione autunnale, quando le giornate si accorciano e la diminuzione della luce del sole può influire negativamente sull’umore.

 

Il blue mood, infatti, si cura anche a tavola con la dieta mediterranea. Secondo uno studio spagnolo che ha coinvolto 15 mila persone adottare un’alimentazione ricca di frutta e verdura, pesce, noci, olio di oliva e povera di carne, rende più felici. D’altro canto è ormai acclarato che questo tipo di dieta è in grado di ridurre la mortalità in toto, soprattutto quella cardio-vascolare, i tumori, il Parkinson e l’Alzheimer.

 

Viva il cioccolato (fondente)!

Per ricaricare le batterie e aumentare la concentrazione, niente di meglio di una tavoletta di cioccolato, ma fondente, ossia con  almeno il 60% di cacao. Lo sostiene il professor Larry Stevens, che ha guidato uno studio della Northern Arizona University pubblicato sul NeuroRegulation Journal. E per vincere un effetto collaterale riscontrato durante la ricerca, l’innalzamento della pressione sanguigna, i ricercatori hanno aggiunto al cacao la L-teanina, aminoacido contenuto soprattutto nella pianta del tè, con effetti opposti sulla pressione e con il plus di migliorare attenzione e le funzioni cognitive.

Più è fondente (con cacao per oltre il 70%), più esplica anche una funzione antiossidante e antinfiammatoria, grazie ai numerosi flavonoidi presenti, che spazzano via i radicali liberi nelle cellule, limitando così i danni che possono provocare.

 

Ecco 5 utili consigli.

 

1. Ottimi gli aminoacidi per pelle, capelli e unghie. Spiega Belmontesi: “La cheratina, contenuta nel fusto dei capelli e nelle unghie è costruita con ‘mattoncini’ fondamentali, che sono appunto alcuni aminoacidi, tra cui ornitina (carne bianca e rossa), valina (fegato), metionina (pesce, soia, frutta secca). Glicina, prolina e idrossiprolina (reperibili in carni, formaggi, uova, ceci, fagioli, piselli, lenticchie) sono invece importanti per la produzione di collagene ed elastina, le proteine che rendono la pelle turgida ed elastica”.

 

2. Mai senza ferro, rame, silicio, vitamina A, B, C, D, E, selenio, acidi poli-insaturi, polifenoli. I frutti rossi, soprattutto mirtilli, ribes, fragole e lamponi, sono ricchissimi di polifenoli e vitamine, e andrebbero consumati almeno tre volte alla settimana. Poi sono importanti antiossidanti in grado stimolare i meccanismi di difesa delle cellule, aumentando i livelli di antiossidanti cellulari, e così frenare l’invecchiamento fisiologico della pelle e la trasformazione delle cellule cutanee in senso tumorale. È il caso della quercetina, un flavonoide presente soprattutto in capperi, uva rossa e vino rosso, cipolla rossa, tè verde, mela, sedano, e del sulforafano, contenuto in cavolfiore, cavoletti di Bruxelles, broccoli, ravanello, rucola, bietole.

 

3. Nutrirsi bevendo. Molti antiossidanti fondamentali per la salute di pelle e capelli si trovano in ciò che si beve, soprattutto in tè verde, succhi o centrifugati di frutta, vino rosso. Una bevanda che, assunta alle dosi corrette (1 bicchiere a pasto per le donne) ha notevoli effetti benefici grazie principalmente al resveratrolo, contenuto nella buccia dell’uva.

 

4. Occhio alle intolleranze alimentari, reazioni indesiderate con sintomi poco specifici e dose-dipendenti. Tra gli alimenti più comunemente responsabili di intolleranze c’è il glutine e il lattosio.

Il glutine è rappresentato dalle proteine del grano, ma anche di orzo e segale. In persone geneticamente predisposte, il glutine determina un’importante intolleranza alimentare autoimmune (celiachia), mentre nella maggior parte dei casi si verifica un’intolleranza alimentare cronica in base alla quantità di glutine assunta. I disturbi addominali provocati sono i più frequenti, ma anche la pelle ne risente, con orticaria, dermatite secca e pruriginosa. 

Il lattosio invece è lo zucchero contenuto soprattutto in latte e formaggi freschi, ma anche in yogurt, panna, burro, formaggi stagionati e fusi (formaggini, sottilette, creme spalmabili). Crea intolleranza in persone che hanno una ridotta attività dell’enzima lattasi a livello intestinale con sintomi per lo più intestinali, anche si riscontrano persino asma ed eczemi. Negli ultimi anni c’è stato un incremento esponenziale di questa intolleranza, probabilmente a causa della presenza del lattosio in numerosi alimenti non caseari (tra cui salumi, merendine, caramelle).

 

5. Attenzione agli additivi, le cui intolleranze sono ancora poco note, che da un punto di vista dermatologico possono provocare eczemi e orticaria. Sono usati per migliorare la qualità del cibo (addolcenti, coloranti, modificatori del sapore) oppure per aumentarne la conservazione. Oggi il numero di queste sostanze è aumentato sensibilmente, tanto che si stima che il loro consumo medio annuo raggiunga i 5 chili pro-capite.

 

Per rilevarne la presenza in un alimento, basta guardare in etichetta, in quanto secondo la normativa europea devono essere indicati con la lettera E seguita da un numero che identifica la molecola. E così da E100 a E199 ci sono i coloranti, da E200 a E299 i conservanti, da E300 a E321 gli antiossidanti, da E325 a E385 i correttori di acidità, mentre tra E400 ed E495 ci sono addensanti, emulsionanti e stabilizzanti.

 

Quelli in grado di dare più frequenti intolleranze sono tartrazina (E102, colorante giallo), alginato di sodio (E400 – E401 – E402, gelificante presente in budini e confetture), nitriti e nitrati di sodio (da E249 a E252, utilizzati per la conservazione della carne), solfiti (da E220 a E228, conservanti per vino, birra, succhi di frutta, prodotti da forno, salse, marmellate, conserve, insaccati, patatine, surgelati), glutammati (da E620 a E625, esaltatori del sapore per dadi, cibi preparati e conservati).

 

Il sorbitolo (E420), un dolcificante naturale presente in caramelle e gomme da masticare, può creare disturbi intestinali.  L’aspartame (E951), invece, è un dolcificante sintetico circa 200 volte più dolce del saccarosio, ma con un basso potere calorico, su cui restano alcuni dubbi circa l’innocuità. Secondo il Comitato scientifico dell’alimentazione umana (SCF) può essere assunto con una ‘dose giornaliera ammissibile’ di 40 milligrammi per chilogrammo di peso, ma è sconsigliato in gravidanza e allattamento. Secondo l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) è controindicato in caso di fenilchetonuria, malattia metabolica ereditaria, che causa alti livelli di fenilalanina nel sangue, tossici per il cervello e forieri di disturbi dell’umore e problemi comportamentali.

 

Assumere alimenti dolcificati può ingannare il cervello che, pur percependo l’arrivo di sostanze dolci, non trovando riscontro di zuccheri veri e propri, non ne trarrà soddisfazione. Non ‘contento’, spingerà a mangiare ancora. Magari proprio snack dolci o merendine…