Dermatite seborroica: conoscerla per contrastarla
La secrezione sebacea è necessaria al benessere della cute. Senza di questa, infatti, la pelle si sfalderebbe, compromettendo le sue capacità di barriera. Le disfunzioni della ghiandola sebacea, produttrice del sebo, quindi, rappresentano un disturbo estetico, ma possono essere anche coinvolte nella genesi di processi patologici, come appunto nel caso della dermatite seborroica. Alla base, un’alterazione nella quantità e qualità del sebo da parte delle ghiandole sebacee. Diminuisce lo squalene e gli acidi grassi polinsaturi nella pelle, mentre decresce la concentrazione di vitamina E plasmatica. Tali disfunzioni favoriscono la crescita della Malassezia furfur (chiamata anche Pityrosporum ovale), un lievito normalmente presente tra i moltissimi microorganismi residenti sulla pelle. In più, incrementa la proliferazione cellulare, causata da focolai infiammatori, che rendono l’epidermide arrossata. Come se non bastasse, s’instaura un disequilibrio, tra la tra perdita di cellule per desquamazione e sostituzione delle cellule perdute, a favore della prima, che porta alla formazione di squame cornee. Che, accumulandosi l’una sull’altra, formano veri e propri ‘pacchetti’, il cui distacco è ben visibile su capelli e vestiti.
Il parere dell’esperto
La dermatite seborroica è, a tutti gli effetti, una malattia difficile da sconfiggere, in quanto si manifesta con periodi di recrudescenza, alternati a periodi di remissione. “Lo stress psicofisico è probabilmente il principale fattore scatenante della malattia nei soggetti predisposti, diventando poi un ulteriore stimolo stressogeno che crea un circolo vizioso autoperpetuante. Altri fattori che la aggravano sono il clima (peggiora d’inverno), l’alimentazione, la funzionalità intestinale, epatica e gastrica. Trattandosi di una patologia cronico recidivante è rara la scomparsa definitiva del problema, anche se con terapie attuali è possibile controllarlo, con periodi di completo benessere alternati a recidive”, spiega Magda Belmontesi, dermatologa. “Durante l’estate, la seboregolazione indotta dal sole e dall’acqua di mare apporta benefici notevoli, mentre invece le lampade UV spesso sono irritanti e peggiorative. Una visita specialistica è sempre importante, ad esempio per escludere nelle donne possibili quadri d’iperandrogenismo (come ovaio policistico, iperinsulinemia, insulinoresistenza, a causa dell’azione ormonale indotta dall’aumento dell’insulina) in cui gli elevati livelli di testosterone, potrebbero favorire la seborrea e la conseguente dermatite. In base alle manifestazioni cliniche, il dermatologo s’indirizzerà verso una terapia di attacco con farmaci, unitamente a una più blanda di mantenimento con shampoo, detergenti specifici e creme con sostanze antinfiammatorie, seboregolarizzanti ed esfolianti, come solfuro di selenio, zinco piritione, piroctone olamina, acido salicilico e zolfo colloidale”.
Prevenire le ricadute
Colpisce soprattutto gli adulti, maggiormente i maschi delle femmine, pur non essendo contagiosa. Le frequenti ricadute, nei cambi di stagione, soprattutto in inverno, fanno sì che serva adottare una strategia gestionale del problema. Per ristabilire le condizioni ideali serve innanzitutto non alterare la barriera di protezione cutanea, con lavaggi frequenti o aggressivi, usando detergenti delicati, possibilmente privi saponi alcalini e alchilsolfati e con pH fisiologico. Come stile di vita, è bene ridurre lo stress, che accelera le normali funzioni dell’organismo, produzione di sebo compresa, alcool e cibi piccanti che causano vasodilatazione e irritazioni, e assumere carboidrati a basso indice glicemico, che contengono i picchi di concentrazione insulinica nel sangue. Via libera invece a quelli idratanti, come frutta e verdure fresche, ed eudermici, come quelli contenenti biotina (vitamina H), che contribuisce a regolare il metabolismo dei grassi, contenuta in cereali integrali, tuorlo d’uovo, pollame, semi di soia e pesce di mare.