Mal di testa, difficoltà digestive, alito cattivo: il responso del medico di famiglia parla di fegato appesantito e della necessità di depurarsi e di mangiare, almeno per un po’, in maniera diversa. In realtà quello che noi definiamo sbrigativamente “fegato ingrossato” il più delle volte non corrisponde a un effettivo ingrossamento dell’organo. Spesso, infatti, sta a significare soltanto che, per stress, stati di stanchezza psicofisica o un’alimentazione sbagliata, il fegato funziona male, dando luogo a una serie di disturbi collaterali come appunto una cattiva digestione. Quali sono, allora, i cibi consigliati, quelli da affrontare con moderazione e quelli da evitare assolutamente in presenza di un disturbo di questo tipo? Tra i colpevoli ci sono in primo luogo i grassi – dai sughi elaborati ai condimenti, dal fritto alle carni (come il maiale o l’agnello) ai pesci (sardine e crostacei) “grassi”. Eccoci, poi, a creme e cioccolate, dolci e pasticcini: tutti cibi che costringono il fegato a un lavoro eccessivo e possono risultare intollerabili per chi già soffre di disturbi epatici. Vietati anche gli alcolici la cui assunzione eccessiva può determinare addirittura un’anomalia del fegato, la Steatosi. Vietati anche i legumi – troppe scorie, appesantiscono il lavoro epatico – e le verdure molto ricche di ferro e sali minerali che il fegato – se già appesantito – tollera male. Attenzione anche al brodo, sempre ricco di acidi urici e grassi e che viene consigliato saltuariarmente solo se attentamente sgrassato, e alle acque minerali troppo ricche di sali. I CIBI SI’ Prosciutto crudo o cotto, purchè magro e poco salato Riso o pasta conditi con olio d’oliva o sugo di pomodoro Carni magre (coniglio, manzo e vitello) Pesci magri (sogliola, nasello, trota) Verdure di ogni tipo Latte e yoghurt magri Formaggi magri Frutta fresca Dolci da forno tipo crostate, torte di frutta, gelatine e marmellate, miele Pane, preferibilmente leggermente tostato (è più digeribile) Acque minerali a medio contenuto di sali, thé leggero SI’ MA CON MODERAZIONE (Alimenti consigliati una o due volte alla settimana) Brodo di carne sgrassato Carne di maiale magro cotta ai ferri, fegato ai ferri, trippa lessata Formaggi tipo caciotta, grana, parmigiano, provolone Vino bianco o rosso (massimo un bicchiere al giorno) Caffé leggero Grissini, crackers, fette biscottate a basso contenuto di grassi CIBI NO Pasta o riso con ragu’ o sughi elaborati, paste ripiene (tortellini, ravioli a base di carne grasse come il prosciutto o il lardo ) Carni grasse come l’anitra, l’oca, la gallina, il cappone, l’agnello Cavolfiori, cavoli, melanzane, piselli, ceci, fagioli e fave (i legumi in genere), peperoni, ravanelli e funghi Uova in frittata, o al burro Pesci grassi (cefali, sardine), crostacei, mitili (cozze, vongole, ostriche), caviale Frutta secca specie se oleosa (mandorle, noci, arachidi, nocciole) Dolci di pasticceria, cioccolato, gelati, creme in genere Condimenti grassi come il burro, le spezie come la senape, la mostarda e le salse in genere, gli estratti concentrati per brodo QUANDO IL FEGATO NON FUNZIONA BENE Solitamente la prima avvisaglia di un fegato che funziona male è la cattiva digestione, la bocca amara e l’alito pesante, il cerchio alla testa che assolutamente non dà tregua per tutta la giornata. In questo caso il medico interviene prescrivendo le analisi del sangue e valutando le Transaminasi e le Gamma GT, i due enzimi presenti nel fegato e che vengono analizzati per valutare le reali condizioni dell’organo. Una presenza elevata di Transaminasi e di Gamma GT può fare sospettare infezioni, patologie di vario tipo o semplicemente uno stato di superlavoro a carico del fegato. Che fare, quindi, se il fegato risulta appesantito? Il medico interverrà in questi casi con farmaci epatoprotettori ad azione disintossicante, con medicinali a valenza antiossidante come il Glutatione Ridotto, e con una dieta opportuna che tenda a limitare gli alimenti che possono affaticareil fegato e comprometterne la funzionalità. LE MALATTIE DEL FEGATO PIU’ COMUNI Il fegato può soffrire di numerose patologie che vanno da disturbi banali a malattie più serie e complesse. L’alimentazione errata è una delle cause principali di due delle più frequenti patologie a carico di quest’organo. La prima, la Steatosi ( o “fegato grasso” più comunemente) è un’anomalia del fegato causato da infiltrazioni di granulazioni adipose nelll’organo. Per questo motivo il fegato risulta ingrossato alla palpazione e i lobi epatici appaiono, all’ecografia (alle volte è richiesta anche una biopsia per evidenziare con certezza il problema), infarciti di grasso. Il “fegato grasso” si manifesta con la stessa sintomatologia dei classici disturbi epatici: difficoltà digestive, mal di testa, sonnolenza post-prandiale, qualche volta persino coliche come quelle presenti nella calcolosi biliare. Le cause della Steatosi sono essenzialmente alimentari. Una dieta sbagliata, troppo ricca di grassi, e soprattutto un’assunzione eccessiva di superalcolici possono indurre la malattia. Le cure? Un’alimentazione rigorosa e farmaci epatoprotettori che aiutino il fegato a funzionare meglio. Molto diffusa anche la calcolosi biliare provocata da calcoli (ammassi rotondi o ovali di sostanze come il colesterolo, i pigmenti biliari o, qualche volta, il calcio) che possono trovarsi nelle vie biliari che collegano la colecisti e il fegato al duodeno. I sintomi dei calcoli sono difficoltà digestive, dolori di tipo colico, vomito, diarrea alternata a stitichezza. La calcolosi biliare ( la si può sospettare se gli esami del sangue rilevano un’aumento della Birilubina) viene accertata dall’ecografia e, se il medico sospetta che i calcoli siano nelle vie biliari, da un esame radiologico, la colangiografia. La cura prevede la dieta e una terapia farmacologica (farmaci a base di Acido chenodesossicolico o Acido ursodesossicolico) che può risultare efficace soprattutto se i calcoli sono piccoli e non calcificati. In alternativa, l’unico rimedio sicuro è l’intervento chirurgico, la colecistectomia, che risulta efficace soprattutto se i calcoli ostruiscono le vie biliari, determinando ittero, cioè una colorazione gialla della pelle determinata da un accumulo di Birilubina. Attualmente le nuove tecniche chirurgiche prevedono anche l’aspirazione della colecisti (in cui si annidano i calcoli) con la laparoscopia, o la frantumazione dei calcoli con una speciale tecnica che induce un traumatismo biliare e, quindi, una disgregazione dei calcoli e una loro successiva eliminazione per mezzo della bile.