Un camice colorato e un naso rosso. Ricordate l’attore Robin Williams mentre veste i panni del dottor Patch Adams, ‘inventore’ della terapia del sorriso, mentre aiuta i bimbi in ospedale a ritrovare un po’ di serenità?
L’obiettivo della clownterapia, infatti, è proprio distogliere l’attenzione dalla malattia, di pazienti ricoverati in ospedale o in casa di riposo, facendoli sorridere, anche solo tenendo loro la mano. Non sempre è semplice entrare in empatia, ma il più delle volte, dopo una naturale resistenza, la persona o il bambino si apre con il “clown”, lasciandosi andare o addirittura sfogandosi, parlando dell’esperienza di malattia che si trovano ad affrontare. In realtà l’obiettivo del professionista è quello di non far pensare al problema: deve riuscire a portare spensieratezza, allontanando la mente dal pensiero dalla malattia, con calore umano e simpatia, a prescindere dal tempo che ha a disposizione.
Spiega Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano. “Attualmente la a clownterapia è un aspetto importante nel contesto dell’assistenza ospedaliera nelle unità pediatriche di tutto il mondo. Empatia e umorismo sono caratteristiche chiave di questo contesto del setting medico. In particolare, i ‘medici clown’ aiutano i pazienti di chirurgia, oncologia o nel pronto soccorso ad affrontare e stemperare lo stress e l’ansia di fronte a procedure chirurgiche o terapie debilitanti. Negli anni sono stati pubblicati molti studi sugli effetti della clownterapia sui pazienti pediatrici. Tutti concordano nell’affermare che, sebbene questa forma di terapia non sia in grado di eliminare il dolore, riesce con efficacia a ridurre ansia e stress in questi piccoli pazienti.
La Roche-Posay, marchio partner di dermatologi e pediatri nel mondo, sostiene la Fondazione Dottor Sorriso, la Onlus che da 25 anni porta la clownterapia in Italia con la missione di rasserenare la degenza dei pazienti più piccoli negli ospedali. I Dottori del Sorriso, professionisti specificatamente formati per lavorare in ambito ospedaliero, ogni giorno visitano i reparti pediatrici portando la Terapia del Sorriso, che mira a trasformare la paura in coraggio. Riduce fino al 20% la somministrazione di analgesici e del 50% i tempi di degenza, aumentando le difese immunitarie e migliorando la risposta alle cure cliniche.
Da settembre e per tutto ottobre per ogni Lipikar Baume Ap+M Special Pack venduto, La Roche-Posay donerà 1 auro a Dottor Sorriso (a titolo di erogazione liberale), fino ad un massimo di 10mila euro. Lipikar Baume AP+M di La Roche-Posay è il protagonista dell’iniziativa. Si tratta di un balsamo anti-prurito e anti-ricomparsa che riequilibra il microbioma cutaneo e dona sollievo immediato a chi soffre di pelle molto secca e a tendenza atopica.
Dice Belmontesi: “Negli ultimi anni il microbioma intestinale ha fatto parlare molto di sé, grazie a ricerche che hanno evidenziato la correlazione con numerose patologie, come diabete, autismo, ansia e obesità. Anche la pelle ospita numerosi microorganismi, milioni di batteri, miceti e virus che svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento del suo benessere. Numerosi studi attestano che gli squilibri del microbioma si associano a condizioni che determinano una pelle a tendenza atopica”.
L’ingrediente al cuore della formula è il microresyl, che previene l’eccessiva proliferazione dello stafilococco e aiuta a limitare il biofilm responsabile dell’adesione del batterio. Presenti anche l’aqua posae filiformis in grado di riequilibrare il microbioma, la niacinamide che concorre a lenire irritazioni, rossori e la sensazione di prurito, il burro di karité, determinante nell’aiutare a ripristinare la barriera cutanea, infine la celeberrima acqua termale di La Roche-Posay dalle proprietà calmanti e lenitive.
Anche la sostenibilità è un valore alla base del prodotto. I semi del burro di karité vengono raccolti da oltre 15mila donne del Burkina Faso ricevendo un reddito equo e diretto. L’iniziativa fa parte del più ampio programma di approvvigionamento responsabile e solidale del gruppo L’Oréal, impegnato anche nella protezione dell’ambiente tramite la conservazione degli alberi di karité.
Ma c’è di più. “Una ricerca dell’Unità di Chirurgia Pediatrica dell’Università la Sapienza di Roma, pubblicata nel 2017 sul Translational Pediatrics Journal – continua Belmontesi – rivela che la clownterapia dovrebbe essere incoraggiata anche nei pazienti adulti sottoposti a specifiche procedure invasive, come già aveva immaginato Patch Adams. Ulteriori studi in tale direzione potrebbero aiutare tutti noi a non dimenticare che non siamo solo chirurghi o medici, così come non siamo solo pazienti”.