Anno nuovo, pelle nuova. Che meraviglia! Un miraggio, spesso, soprattutto in caso di pelle impura con pori dilatati. Prima o poi tutti abbiamo sognato di disfarcene. “Purtroppo è una vana speranza che si infrange con la saggezza dell’organismo: non è possibile eliminare la loro importante funzione, l’intero equilibrio cutaneo ne sarebbe compromesso. E l’aging non aiuta. Questo però non significa che non si possa controllarne l’evidenza, con trattamenti medico estetici fatti da un professionista esperto, e con le attenzioni quotidiane. Poche ma costanti, perché anche piccoli gesti fanno la differenza. E ciò che manca lo si può colmare con un pizzico di amorevolezza, che spegne l’accanimento”. È quanto scrive Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano. La dottoressa è autrice di “Pelle: dalla salute alla bellezza. Guida pratica alla cura dermocosmetica” (editore Tecniche Nuove), che spiega nel dettaglio come riconoscere il proprio tipo di pelle e trovare il cosmetico più adatto.
Ecco alcune fake news in fatto di pelle e cosmetici.
- È meglio usare sempre la stessa crema. Falso. E non perché la pelle si assuefà, quanto piuttosto perché cambiano le sue esigenze nelle fasi della vita e durante le stagioni.
- La qualità costa e la pelle merita ogni spesa. Se si devono far quadrare i conti, conviene investire in un prodotto multifunzione, con principi attivi preziosi o comunque che rimane a lungo sulla pelle, come ad esempio una crema o un siero, risparmiando su un prodotto detergente o una crema idratante basica.
- Bisogna usare prodotti della stessa linea: un tipico falso mito basato sul claim di marketing che si avvale del concetto (corretto per le aziende) di sinergia tra prodotti. In realtà dipende dai bisogni della pelle. Che può essere disidratata e al contempo presentare segni d’invecchiamento. Affidarsi a una sola linea specifica, significa preferire la logica del prodotto su quella della cute. Con risultati inevitabilmente scarsi.
- La pelle si abitua ai prodotti. In realtà, cambiano le sue esigenze, basate su fattori esterni e interni: oltre a clima, smog e ormoni, contano anche i livelli di stress, i nutrienti assimilati e la qualità del sonno. È essenziale imparare a riconoscere i segnali che fornisce per adeguare il trattamento. È sempre la cura che si adegua alla persona, non il contrario.
- Esfoliare spesso rende la pelle luminosa. Rimuovere lo strato disidratato e vecchio (cellule “morte” o devitalizzate) che provoca l’aspetto polveroso e opaco della pelle, è buona pratica, ma attenzione a valutarne la frequenza. Di nuovo: contano le esigenze peculiari e quelle legate alla stagione. In ogni caso praticare peeling e scrub troppo spesso può irritare la pelle e indebolirla. In linea di massima le pelli grasse e impure, specie se asfittiche possono essere esfoliate anche un paio di volte la settimana, con scrub ad azione meccanica (microgranuli o spazzole) o beta-idrossiacidi (composti aromatici) come acido salicilico, mentre per le pelli normali e secche è sufficiente una volta a settimana con gommage ad azione enzimatica oppure con acidi organici, come alfa-idrossiacidi (acidi della frutta), quindi acido citrico, lattico, glicolico, tartarico, malico).
- Il “layering” assicura risultati migliori. Applicare più prodotti, uno dopo l’altro, non sempre dà buoni risultati. La capacità della pelle di assorbire una formula non è illimitata per quante accortezze si usino: cosmetici con tensioattivi che modificano il film idrolipidico di barriera, piuttosto che l’occlusione, che aumenta l’idratazione quindi l’assorbimento dei prodotti. In caso di pelle ispessita, soprattutto dopo una frequente esposizione solare, meglio esfoliarla, per assicurarsi l’assorbimento del prodotto applicato successivamente, quindi la sua azione vantata.
- Con i cosmetici giusti si riducono i pori. Una mezza verità. La grandezza dei pori in realtà è un fattore geneticamente stabilito. Che cambia anche in relazione all’età e alle esposizioni a sole e lampade. Non ci sono modi realmente efficaci per ridurli. Se ne può mascherare l’evidenza con primer siliconici oppure evitare il più possibile la loro occlusione (che li rende più evidenti) mediante maschere ed esfolianti.
- Il fondotinta provoca le macchie della pelle. Assolutamente falso. Al massimo può chiazzare la pelle, se non applicato e sfumato alla perfezione. Indossando il fondotinta, specie se contiene un filtro solare, si protegge la pelle da inquinamento e radiazioni solari, una coppia che sappiamo coinvolta nella stimolazione delle macchie cutanee.
- I pori si aprono e si chiudono. Non sono porte o finestre, la loro fisiologia assomiglia all’obiettivo di una macchia fotografica che, in modo simile alla pupilla dell’occhio, si dilata e si restringe in relazione alla quantità di luce. Così i pori non sono strutture cutanee stabili, aperte o chiuse, ma dinamiche, con una dilatazione visibile di forma circolare e dimensioni comprese tra 0,1 e 0,6 millimetri quadrati, il che rende il tono della pelle irregolare.
- Li elimini con lampade e sole. Nulla di più sbagliato. L’esposizione agli ultravioletti provoca una risposta infiammatoria che richiama liquidi: la presenza di acqua in superficie fa sembrare la pelle più turgida e compatta, minimizzando nell’immediato l’evidenza dei pori dolatati. Ma il problema è solo rimandato. E, spesso amplificato. Quando l’effetto tensore scompare e ricompaiono i pori dilatati. Con il trascorrere del tempo, se si ha l’abitudine di esporsi in modo scriteriato, sole e lettini solari “sfiancano” la pelle. Che diventa meno elastica (elastosi). Poi aumentano gli enzimi che degradano il collagene (collagenasi). Così l’evidenza dei pori aumenta. E il problema peggiora.