Forfora: strategie combinate
Similmente alla pelle, le cellule superficiali che formano il cuoio capelluto si ricambiano desquamandosi quotidianamente. È fisiologica una desquamazione di cheratina raggruppate in minuscoli corpuscoli invisibili a occhio nudo. Quando questo processo si altera, le dimensioni dei “pacchetti” salgono, fino a formare delle squamette furfuracee ben visibili sui vestiti. La forfora può manifestarsi in due modi.
Quella secca (pitiriasi sicca), più frequente nei mesi invernali, è accompagnata da un lieve eritema, segno di una maggiore irritabilità del cuoio capelluto, che determina il grattamento a cui consegue l’evidenziazione delle squamette.
Quella grassa (pitiriasi steatosica), correlata a un’eccessiva secrezione sebacea, determina squame che rimangono adese al cuoio capelluto, o si rinvengono tra i capelli, trattenute dal surplus di untuosità.
Il parere dell’esperto
A prescindere dalla tipologia, l’origine della forfora sembra da ricercarsi in un processo infiammatorio focale. “Gli studi evidenziano numerosi piccoli focolai, raggruppamenti di cellule infiammatorie, intorno a piccoli vasi sanguigni sotto l’epidermide di soggetti con forfora. Tali cellule – spiega la dottoressa Magda Belmontesi, dermatologa – richiamate in quei punti dalla presenza di microorganismi, liberano sostanze atte a difendere la pelle stessa dall’infezione. Si tratta di mediatori chimici dell’infiammazione, la cui presenza aumenta la frequenza del ricambio fisiologico epidermico. Così accade che cellule aventi ancora il nucleo, quindi immature per staccarsi, raggiungono gli strati più superficiali troppo in fretta e si desquamano in gruppi più ampi, rendendosi evidenti anche a occhio nudo”.
Ma cosa determina questa particolare infiammazione?
“Il principale imputato sembra essere un lievito, il Pityrosporum ovale che, sebbene di norma costituisca quasi la metà della flora di microorganismi residente sul cuoio capelluto, in caso di forfora (specialmente secca) diventa il principale residente”.
Il metabolismo del microorganismo riesce a scindere i trigliceridi, normali costituenti del sebo prodotto dalle ghiandole sebacee, in acidi grassi liberi, sostanze in grado d’innescare l’infiammazione focale.
Diverso è per la forfora grassa, in cui gioca un ruolo importante l’alterazione del mantello lipidico superficiale e gli acidi grassi polinsaturi.
“La seborrea deriva dal metabolismo degli ormoni androgeni. In particolare all’interazione tra testosterone, recettore cellulare e ed enzima 5alfa-reduttasi che, a livello intracellulare, porta alla formazione dell’idrossitestosterone. La seborrea, prodotta sotto influsso di tale androgeno, favorisce l’insorgenza di fenomeni irritativi come pure la crescita del Pityrosporum ovale”.
Trattamenti “in & out”
La forfora è sostanzialmente un problema estetico, più che medico, esclusi i casi in cui sia concomitante a patologie come psoriasi o dermatite seborroica, che necessitano l’intervento di un dermatologo. Per contrastarla con efficacia, tuttavia, serve affidarsi a trattamenti specifici.
Le sostanze funzionali più utilizzate hanno attività germicida o inibente la crescita del Pitysosporum, ma anche antinfiammatoria. Ne sono un esempio il ketoconazolo, che inibisce la cosiddetta cascata dell’acido arachidonico (processo del metabolismo degli acidi grassi essenziali Omega 6) con produzione di particolari prostaglandine pro-infiammatorie, oppure lo zinco piritione, il catrame e il solfuro selenio che hanno attività antiproliferativa.
I tensioattivi, che rimuovono lo sporco adeso sul film lipidico di superficie e le squamette cheratiniche, se non delicati possono aggravare l’irritazione e conseguentemente l’infiammazione del cuoio capelluto. In questi casi è ideale la cosiddetta “detersione per affinità”, con olishampoo che sostituiscono il film idrolipidico del cuoio capelluto con lipidi che rimuovono lo sporco della superficie.
Anche i micronutrienti sono importanti, in quanto permettono di rinforzare la funzione barriera cutanea dall’interno.
Ne è un esempio il Lactobacillus Paracasei: probiotico che, riequilibrando la flora batterica intestinale, rinforza il sistema immunitario e la resistenza alle malattie infettive, quindi combatte l’infiammazione in profondità.
Altro micronutriente importante la biotina (nota anche come vitamina B8 o vitamina H), comunemente reperibile nelle uova, che svolge una funzione seboregolarizzante, in quanto interviene nel metabolismo dei lipidi.
Entrambi le sostanze sono contenute in un pratico integratore, Inneov Forfora DS. Uno studio clinico in doppio cieco contro placebo, effettuato su 58 soggetti presso il Centre de Santé Saboraud, clinica del capello dell’Ospedale Saint Louis Parigi, ha rilevato dopo 2 mesi di trattamento una diminuzione del 70% della forfora libera, mentre quella aderente è scesa del 72%, con un decremento dei rossori del 58%.