Per nostra fortuna lo strato di ozono ci protegge dalle radiazioni solari più pericolose: raggi cosmici, raggi gamma, X e UVC. Le uniche radiazioni che riescono a raggiungerci sono le ultraviolette, quindi UVB e UVA, la luce visibile e gli infrarossi.
Spiega la dottoressa Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano. “Gli UVB, ossia i raggi più corti che variano d’intensità in base alla stagione, la località geografica e l’orario della giornata, colpiscono soprattutto l’epidermide, portando a eritemi e scottature, contribuendo molto allo sviluppo di tumori cutanei. Gli UVA, invece, presenti tutto l’anno, passano nubi, vetri e persino il cotone, non causano effetti immediatamente percepibili, ma una “scottatura invisibile” la cui “cicatrice” è incancellabile, perché il danno non è (al momento) reversibile. I radicali liberi che producono danneggiano il DNA delle cellule, portando alla formazione dei caratteristici segni dell’invecchiamento cutaneo come discromie, rughe sottili e macchie”.
Il sole è sicuramente un amico, anche se spesso sono le false credenze in materia a crearci potenziali rischi. Ecco alcune comuni fake news tratte dal libro “Pelle: dalla salute alla bellezza. Guida pratica alla cura dermocosmetica” (editore Tecniche Nuove) della dottoressa Belmontesi.
1. La pelle scura si scotta meno, quindi basta una protezione più bassa. Vero a metà, in quanto un fototipo scuro (da IV a VI) è sicuramente più protetto, ma risente comunque di un’esposizione acuta a UVB e cronica agli UVA, quindi è a rischio di lentigo solari (le cosiddette macchie dell’età), color bruno-ocra, che insorgono prevalentemente sulle zone (di viso, mani e décolleté) esposte alla luce. In questi casi si può “scalare” la protezione, utilizzando per i primi giorni una protezione alta (SPF 50), per poi passare gradualmente a una media (SPF 30).
2. u2. I tumori della pelle sono dovuti alla genetica. È una condizione sufficiente, ma non necessaria, alla manifestazione della patologia, in quanto una corretta protezione dagli UV ne riduce il rischio
3. Ombrellone e nuvole impediscono di scottarsi. Niente di più sbagliato. Anche attraverso il tessuto dell’ombrellone una parte dei raggi UV passa ugualmente, senza considerare il riverbero della sabbia. Le nuvole filtrano solo una piccola parte dei raggi solari. Ciò significa che gli UVB esercitano ugualmente la loro azione dannosa soprattutto nelle ore centrali, mentre gli UVA possono ugualmente produrre i loro effetti nocivi per tutto l’arco della giornata.
4. La lampada serve per preparare la pelle al sole. Assolutamente no! Gli UVA non fanno produrre nuova melanina, ma ossidano soltanto quella già presente, in più peggiorano il foto-aging.
5. Le creme solari impediscono alla pelle di produrre vitamina D a sufficienza. Non è così. Eccetto deficit particolari, che vanno valutati dal dermatologo, per assicurarsene un sufficiente apporto basta esporsi alla luce del sole un’ora al giorno con le sole braccia scoperte.
6. Usando una protezione alta (50 o 50+) non ci si abbronza. È falso, perché il valore indica il rapporto tra la radiazione solare filtrata e quella trasmessa alla pelle. Un SPF 50 fa passare 1/50 della radiazione, quindi filtra il 98%, consentendo quindi alla residua percentuale di raggi di stimolare la produzione di melanina.
7. Per proteggersi basta applicare il solare quando ci si espone. Non basta, perché bisogna calcolare anche i tempi per raggiungere la spiaggia o le piste da sci, senza contare che serve qualche minuto al sistema filtrante per attivarsi dopo che è stato applicato. Il consiglio è di stendere il solare una decina di minuti prima di esporsi, uniformemente, senza dimenticare orecchie e nuca, dorso di mani e piedi. È poi importante riapplicarlo spesso, perché il sudore, il bagno in mare oppure il semplice contatto con i teli da spiaggia lo rimuovono in parte.
8. Il solare va massaggiato bene, così da farlo aderire meglio alla pelle. Non bisogna massaggiare ma “stendere” la formula, così che ricopra uniformemente la pelle, senza incentivarne l’assorbimento. Tanto è vero che prima vanno evitate le creme, i cui emulsionanti e facilitatori di penetrazione cutanea aumentano la solubilità e la penetrazione dei filtri, riducendo la protezione.
9. Se uso una protezione waterproof sono protetto anche se vado in acqua. Non è corretto: i Water Resistant vengono testati per resistere fino a 2 bagni da 20¯ minuti, i Very Water Resistant fino a 4 da 20 minuti. Ma in entrambi i casi conta che l’SPF post-bagno sia almeno il 50 di quello usato prima dell’immersione.
10. Se si è abbronzati, il solare non serve più. Invece è importante, perché la melanina non è una protezione sufficiente per il danno cumulativo. Non ci si deve dimenticare di zone sensibili come il bordo delle orecchie o il collo del piede, o ancora il dorso del naso o il labbro inferiore, che prende luce tutto l’anno.
11. Il doposole non serve, basta una crema idratante. Falso. I doposole sono studiati per contenere sostanze lenitive e riparative, che aiutano le naturali difese della pelle a contrastare i danni dei radicali liberi post-esposizione.