Il portale della BELLEZZA della Dottoressa Magda Belmontesi

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Orticaria: un fastidio irritante

Orticaria: un fastidio irritante
Sono tante le forme di orticaria, tanto da essere definita come una delle malattie cutanee. Alla base, uno stato infiammatorio della pelle, in cui l’elemento caratteristico è il pomfo: un rilevamento della cute, arrossato e pruriginoso, che può variare per forma, estensione e sede. I pomfi, di breve durata (qualche ora) e in genere senza esiti, insorgono per la risposta dei vasi, con aumento della permeabilità, a seguito di liberazione di sostanze vasoattive, come ad esempio istamina, serotonina, citochine, acetilcolina, noradrenalina. Quando le aree edematose sono di grandi dimensioni, interessando non solo il derma ma anche il tessuto sottocutaneo si realizza l’angioedema.

Il parere dell’esperto

La cosiddetta “orticaria comune” si differenzia in acuta o cronica, con sotto-varianti intermittenti o persistenti, a seconda che le manifestazioni durino da meno o più di 6 settimane, come nel caso di quella cronica. “L’acuta rappresenta un evento allarmante, in quanto se scatenata da un’allergia, si può trasformare una reazione anafilattica. La gravità di una reazione allergica acuta è tanto maggiore quanto più velocemente insorge dopo la causa che l’ha scatenata, anche solo 5-20 minuti dopo l’ingestione della sostanza cui si è allergici”, spiega Magda Belmontesi, dermatologa. “I fattori scatenanti più consueti dell’orticaria acuta sono infatti farmaci, alimenti, infezioni (in particolare delle alte vie aeree), punture di insetto e lattice (gomma naturale). Nell’orticaria cronica i pomfi continuano a comparire, maggiormente durante le ore serali, ma ogni singolo elemento dura 20-30 minuti, per poi scomparire spontaneamente. In questi casi i fattori scatenanti sono numerosi e non sempre identificabili, tanto da giustificare uno screening, soprattutto in caso di mancata reazione alla terapia con antistaminici. Ossia i farmaci di prima scelta nella terapia dell’orticaria, mentre nelle forme acute, specie se accompagnate dall’angioedema, è utile associare un ciclo di cortisone.

Tipologie in aumento
Le orticarie fisiche sono dovute ad agenti fisici o fattori ambientali, cambiamenti di temperatura o pressione, strofinamenti, vibrazioni, radiazioni luminose. Tra queste forme, è piuttosto frequente l’orticaria acquagenica, dovuta alla aumentata “durezza” dell’acqua delle abitazioni di oggi, come pure quella colinergica, correlata a un aumento della temperatura corporea, generalmente indotta da una sudorazione, per via di una sensibilizzazione all’acetilcolina, sostanza liberata dalle ghiandole sudoripare, durante uno esercizio fisico e uno stress emozionale. Infine sono frequenti, le orticarie psicogene (orticaria adrenergica), caratterizzate da ponfi con una depressione centrale di colore bianco-porcellana, per il delicato rapporto esistente tra cute e stato emozionale (psico-immuno-dermatologia).

Gli esami per quelle fisiche

Per la diagnosi di alcune forme di oggi il dermatologo può avvalersi di particolari esami. Come, ad esempio, il test per l’orticaria fisica: un esame ambulatoriale, non invasivo e veloce, che si pratica utilizzando uno dermografometro graduato la cui punta smussa viene “strisciata” sulla cute del paziente, per valutare l’intensità del fenomeno. L’Ice Cube Test prevede il contatto di un cubetto di ghiaccio per pochi minuti sulla cute dell’avambraccio, analogamente al test da caldo, che invece prevede il contatto per pochi minuti con una provetta contenente acqua a 50°C. Il test da sforzo, invece, è utile per diagnosticare un’orticaria colinergica, mentre quello da pressione consiste nell’applicazione sulla cute di un peso particolare per circa 20 minuti. Per la diagnosi dell’orticaria solare si ricorre al Fototest, che evidenzia la fotosensibilità del paziente nei confronti di una particolare banda dell’UV. Il Fotopatch Test, invece, s’impiega per la diagnosi di fotoallergia. Richiede una serie di sostanze chimiche (fotoapteni) e una sorgente UVA, le cui radiazioni attivano le sostanze fotosensibilizzanti.