L’abbronzatura ideale? È sicura, sensoriale e responsabile. Oggi più che mai, visto gli esiti dell’impatto dell’uomo sulla natura, mari in testa. Si fa sempre più importante il tema dell’eco-responsabilità: l’impegno dell’industria cosmetica (e non) verso l’ambiente con packaging eco-concepiti e formule sostenibili che rispettano nell’equilibrio dei fondali marini e per la bio-diversità.
Il problema, infatti, si sta facendo serio: oltre 10 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono ogni anno negli oceani. L’1% di questi rimane in superficie e rappresenta quelle impressionanti ‘isole di plastica’ che i recenti documentari hanno mostrato al mondo. Il rimanente precipita nei fondali.
Fra i più colpiti, il Mar Mediterraneo e il Tirreno, in particolare. Una ricerca pubblicata su Science, intitolata ‘Seafloor microplastic hotspots controlled by deep-sea circulation’ e condotta da un team di ricercatori delle università di Manchester e Durham, del National Oceanography Centre, dell’università di Brema e dell’Institut français de recherche pour l’exploitation de la mer (Ifremer), mette nero su bianco.
Nel Mar Tirreno è presente un’elevatissima concentrazione di microplastiche: 1,9 milioni di frammenti di plastica per metro quadrato. Un dato molto superiore a quelli rilevati in altre profondità marine. Responsabili di questi ingenti accumuli principalmente le fibre tessili, non correttamente filtrate negli impianti di trattamento delle acque reflue, che dai fiumi si riversano nei mari. Qui le correnti marine profonde, che fungono come dei ‘nastri trasportatori’, convogliano le microplastiche nei canyon sottomarini e da qui verso il fondale.
“Di questi tempi il rispetto verso l’ambiente che ci circonda sta diventando sempre più importante”, afferma Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano. “D’altronde l’industria cosmetica sta già usando bioplastiche, ossia derivate da materiali organici, compostabili e riciclabili dopo l’uso, ad esempio per scrub, dentifrici, prodotti di trucco glitterati. In ogni caso le alternative ci sono, preferendo ad esempio per l’esfoliazione con guanti in bambù o luffa, gommage con sali marini, granuli di zucchero, noccioli di albicocche micronizzati”.
“In linea di massima – continua la dottoressa – sono da preferire formule cosmetiche prive di coloranti artificiali e profumi che, tra l’altro, sotto il sole possono scatenare allergie o infiammazioni, con l’avvento di inestetiche macchie. Il solare eco-sostenibile ha conservanti alternativi, tra cui vitamina E, acido benzoico, acido sorbico, ed è privo di petrolati, occlusivi, comedogenici e non biodegradabili. Sui siliconi il discorso è più complesso: in ogni caso se appaiono in fondo alla formula, significa che sono presenti in basse percentuali, meno dell’1%, quindi di norma non creano problemi, anzi, permettono ai filtri di rimanere in superficie, oltre a regalare al cosmetico una texture sensorialmente accattivante”.
“Da tempo sostengo la necessità di applicare un fattore di protezione tutto l’anno, anche in città, a patto di struccare la pelle di sera, senza riapplicare la crema schermante di notte, momento in cui la pelle ha la necessità di rigenerarsi, non di proteggersi come di giorno”.
Visto il lungo lockdown di questa primavera non tutti andranno in vacanza e molti resteranno in città a lavorare. Per questo la Roche Posay ha ideato un fondotinta anti-età SPF 50+, Anthelios Mineral One: un prodotto tutto in uno per non rinunciare a nulla (protezione solare, copertura ed effetto anti-età). Al cuore della formula, un sistema filtrante minerale al 100%, pigmenti ad alta copertura, vitamina E e acido ialuronico, per un’idratazione che dura tutto il giorno.
Alla protezione del corpo, sul balcone come in spiaggia, Vichy dedica un prodotto inedito: Capital Soleil Acqua Solare Protettiva: una soluzione bifasica, formata da una parte oleosa e una acquosa, ad elevata protezione dai raggi UV, SPF 50. Una texture ultra leggera e fresca, che regala la massima sensorialità, senza appiccicare, disponibile in due varianti: idratante con acido ialuronico, per idratare la pelle e stimolarne la luminosità, e intensificante l’abbronzatura, grazie alla presenza di betacarotene.
L’American Academy of Dermatology (e così tutti i dermatologi del mondo), raccomanda di applicare il filtro solare ogni 2 ore per mantenere una fotoprotezione adeguata quando si sta all’aperto. Diverso è per la protezione cosiddetta indoor. Uno studio ha valutato la persistenza del filtro solare in una giornata lavorativa di 8 ore applicato sul viso una sola volta al mattino. Dopo una giornata lavorativa, ad esempio in ufficio, la protezione diminuisce circa del 30%, mentre se ci esponiamo direttamente al sole e al vento, magari sudando o toccando la pelle con teli da bagno il solare perde molto più del suo potere protettivo.
Vivere al sole è nella nostra natura: proteggere la pelle è un dovere (verso noi stessi). Difendere l’ambiente è un diritto di tutti.