L’inquinamento è un problema grave e insidioso. Sappiamo che causa malattie polmonari e cardiovascolari. E non stupisce che possa avere un ruolo anche nel favorire i contagi da coronavirus e nello sviluppo di infezioni gravi.
È bene, però, fare chiarezza: le polveri sottili non veicolano il virus, semmai, nelle zone più inquinate, aumentano il rischio di contrarre l’infezione e andare incontro a forme più gravi, soprattutto per i soggetti più suscettibili.
Uno studio del Max Planck Institute, pubblicato su Cardiovascular Research lo scorso ottobre rivela che l’azione è duplice. Da un lato l’inquinamento danneggia i polmoni, dall’altro, recenti ricerche dimostrano che interferisce con l’attività dei recettori Ace2, posizionati sulla membrana cellulare, che i coronavirus sfruttano per farsi strada nell’organismo.
Lo studio si è focalizzato sul ruolo delle polveri sottili PM2.5, ossia il particolato fine, di diametro uguale o inferiore a 2,5 micrometri, dimensioni pari al 3% dello spessore di un capello.
Lo smog danneggia anche la pelle. Lo ricorda uno studio, pubblicato dal Department of Dermatology, Samsung Medical Center (Seoul, Korea) sul Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology nel luglio 2019. Per tre mesi, tra inverno e primavera, 188 volontari hanno registrato i cambiamenti della pelle mediante un’applicazione per smartphone, che ha valutato gli indici di rughe, imperfezioni e macchie sulla base di un selfie.
Spiega Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano. “Tra i vari fattori analizzati, temperatura e particolato hanno mostrato una relazione statisticamente significativa con le variazioni della pelle. L’analisi ha mostrato un effetto cumulativo: mentre però le temperature inficiano immediatamente sulle condizioni della pelle il PM2,5 contribuisce gradualmente all’invecchiamento della pelle.
Come rimediare? “L’acido glicolico è un’interessante soluzione – risponde la dottoressa – ma lo è ancor più una nuova formulazione”.
Negli anni ’80 Ruey Yu Ed Eugene Van Scott, del dipartimento di Dermatologia dello Skin e Cancer Hospital di Philadelphia, dopo 6 anni di ricerche sull’azione degli alfaidrossiacidi sulla cute, hanno identificato l’acido glicolico come il più stimolante, in virtù della sua ridotta dimensione, quindi maggiore capacità di penetrare nell’epidermide, fino a ridosso dello strato superficiale del derma. Nello specifico, esfolia la superficie dell’epidermide e aumenta il turn over cellulare, migliorando texture e aspetto cutaneo. Nel profondo stimola la produzione di nuovo collagene e la sintesi di acido ialuronico, rendendo la pelle più turgida e morbida.
“Rejuvenation System di Neostrata è un sistema a concentrazioni progressive di peeling professionale di acido glicolico ideale per trattare le imperfezioni cutanee”, svela l’esperta.
“La versione aggiornata ha tutte le caratteristiche per avere la massima efficacia. Un acido glicolico con un pH molto basso, non tamponato e libero, che può essere usato step by step in diverse concentrazioni, al 20, 35, 50, 70%: ciò permette di abituare gradualmente la pelle, dando una stimolazione maggiore nel tempo, e mantenendo il trattamento assolutamente ben tollerato. Inoltre, può essere usato in doppio uso, associando la formulazione lighening con acido citrico o britening con citrico e mandelico”.
Le indicazioni sono varie: oltre a iperpigmentazioni, quindi discromie e melasma (una condizione spesso difficile da trattare con altri interventi), è ideale sia contro il crono che il foto aging, ossia per contrastare grinzosità, rughe sottili, perdita di tono e lieve perdita di elasticità cutanea. Utile anche in caso di acne, seborrea e lievi esiti cicatriziali.
“Il protocollo prevede da 4 a 6 sedute ogni 3-4 settimane, partendo da una concentrazione bassa e aumentando gradualmente ogni seduta. Ma, come avverte il dermatologo Mark Rubin, La corretta cura pre e post peeling rappresenta da sola il 40-50% del buon risultato di un trattamento di questo tipo. Per questo nell’immediato la detersione domiciliare deve essere delicata, si deve usare una fotoprotezione quotidiana, astenendosi comunque dall’esposizione a raggi UV, e utilizzare creme con sostanze idratanti ed emollienti, tra cui l’acido lattobionico, che trattiene in abbondanza l’umidità e funziona come un antiossidante. Infine, dopo 3-4 settimane dal peeling si può riprendere la cura domiciliare con alfaidrossiacidi a basse concentrazioni una o due volte al giorno. Così si magnificherà il risultato”, chiosa la dottoressa.